Da giorni i numeri sembrano meno stabili, e diversa appare la narrazione del Covid in una terra come la Calabria con una rete della memoria ancora lucida di sofferenza. La curva del contagio non flette più da giorni e il suo andamento inquieto svela un mondo che tenta d’avviarsi verso un nuovo cambiamento. La pagella della cabina di regia assegna alla regione un Rt medio puntuale, calcolato sui casi sintomatici (nella settimana compresa tra l’11 e il 17 ottobre) in preoccupante rialzo e, per la prima volta dopo mesi, nuovamente al di sopra della soglia epidemica: 1,07 (range 0,94 - 1,22). Per comprendere la fiammata, basti pensare che sette giorni prima era stato calcolato a 0,88 (tra gli intervalli di confidenza di 0,71 e 1,14). Secondo i saggi del Ministero della Salute, «l’elevata proporzione di soggetti giovani e asintomatici evidenziata dai dati epidemiologici pubblicati dall’Iss va considerata nella lettura di queste stime di trasmissibilità». Ieri, comunque, la Regione ha dichiarato 145 positivi e un decesso.
I servizi assistenziali restano sotto la lente per evitare, nel caso di un nuovo e più evidente slancio del virus, un accumulo di disperazione, soprattutto nella prima linea della sanità pubblica locale. I Pronto soccorso degli ospedali calabresi restano gli stessi luoghi dove ristagna il sistema salute ai confini dell’Italia.
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