La risacca dell’epidemia si gonfia e si sgonfia all’interno di combinazioni numeriche che tracciano il nervosismo del virus che non mostra più chiari segni di resa. In Calabria, le statistiche riassumono un contagio che si muove di moto sussultorio disegnando scie imprevedibili. Le ultime 24 ore sono state un impasto di buone e di cattive notizie. Del resto, da quando il Covid è entrato nelle nostre vite, le ha modificate, manipolando i nostri profili, cambiando percorsi e abitudini. Da oltre un anno e mezzo viviamo affacciati sulle scacchiere e i diagrammi che si compongono e si scompongono continuamente senza dare punti di riferimento certi alla nostra immaginazione. Ieri, la Regione ha dichiarato 115 nuove diagnosi attraverso la lavorazione di 4.316 tamponi, con un tasso di positività al 2,66%. Test in aumento grazie ai green pass temporanei per i non vaccinati.
Monitoraggio
Il dato dei casi settimanali raggiunge la soglia di rischio delle 50 diagnosi per 100mila abitanti. Una misura oltre la quale subentrano difficoltà di tracciamento. E’ un primo dato peggiorato chiaramente nel giro di qualche settimana. Tra il primo e il 7 ottobre l’indice era a 41, sette giorni più tardi è salito a 43, tra il 15 e il 21 ottobre la parentesi con la flessione a 37 casi per 100mila abitanti. Quindi, tra il 20 ottobre e ieri, il rialzo fino a quota 50. Le aree più calde della Calabria sono il Vibonese con 120 diagnosi e il Crotonese a quota 77. Quindi, il Reggino tocca 70 casi, mentre più tranquilli appaiono, almeno per adesso, il Cosentino (24 per 100mila abitanti) e il Catanzarese (11).
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