«Un’opera utile!»: ad Amintore Fanfani, ministro democristiano, l’idea di una strada che collegasse stabilmente le aree interne delle province di Cosenza e Catanzaro - il Reventino e il Savuto - piacque molto. Appassionato di storia, il leader dello scudocrociato sapeva che in quell’area della Calabria i romani, in epoca imperiale, facevano produrre il vino straordinario con cui guarnivano i deschi delle ville patrizie dell’Urbe. Il parlamentare e uomo di governo decise di “benedire” l’infrastruttura e ne annunciò il finanziamento con un comizio a Piano Lago. L’arteria viaria venne battezzata come “strada del Medio Savuto” e progettata come una bretella di collegamento veloce tra Piano Lago e Marcellinara, ma soprattutto tra Cosenza e Catanzaro, in alternativa all’autostrada. Sul piatto il governo mise 100 miliardi di vecchie lire. Com’è finita? Male. Anzi malissimo. Sul versante cosentino, in oltre un trentennio dall’inizio dei lavori, è stato realizzato solo un tratto (di poco più di due chilometri) che va da Carpanzano a Piano Lago. Ogni metro di quello spezzone è costato 15mila euro. Ma la strada è impraticabile a causa di frane e crolli. Ma ricostruiamo gli accadimenti, dando a ciascuna fase una scansione temporale.
Verso la metà degli anni 90 vennero aperti i primi cantieri. Subito dopo, insorsero controversie giudiziarie tra l'ente delegato alla gestione dell'appalto, ossia la Comunità montana del Savuto, e le imprese che si erano aggiudicate i lavori. La lite finì per assorbire spese enormi. Finalmente, nel febbraio del 2005, si portò a conclusione il tratto Carpanzano – Piano Lago, ma nella stessa fase in cui avveniva il collaudo, l'arteria venne investita, a monte e a valle, da smottamenti e frane che ne rovinarono il tracciato, già bell'e fatto. E da quel momento non è cambiato più nulla. Oggi la superstrada del Medio Savuto riposa nel lungo elenco delle incompiute e appare come uno scandalo che fa da ponte tra la Prima e la Seconda Repubblica.
«Sono trent’anni», sottolinea il sindaco di Rogliano, Giovanni Altomare, «che aspettiamo invano la definizione dell’opera funzionale al collegamento Cosenza-Catanzaro, in alternativa ad un percorso autostradale tra i più pericolosi dell’intera mappa delle autostrade italiane, come dimostrano anche i più recenti incidenti che vi si sono verificati. Nessuno ci ha ancora offerto delle garanzie per il completamento di quest’opera e niente cambia nonostante le elevate risorse economiche investite nel coso del tempo». Un caso isolato? Nient’affatto. C’è un’altra arteria viaria nel Cosentino rimasta a metà: è la strada “destra sponda” dell’Esaro che avrebbe dovuto collegare Sant’Agata a Malvito, lambendo l’enorme e inutile diga costata centinaia di milioni di euro. Una diga mai aperta divenuta l’icona regionale dello sperpero del denaro pubblico. Sono stati costruiti i pilastri dei viadotti e bucate le colline realizzando percorsi e gallerie destinati a ospitare veicoli che non sono mai passati da lì. Lo scenario rimasto è quello d’un luogo abitato solo dai fantasmi. Già, i fantasmi di uno sviluppo infrastrutturale mai avvenuto.
I soldi di Fanfani e la strada che non c’è tra Catanzaro e Cosenza
Il progetto milionario dell’arteria viaria del “ Medio Savuto” rimasto incompiuto da più di trent’anni
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