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Rivelazione del segreto investigativo, assolto dalla cassazione il vescovo di San Marco-Scalea

Assolto perché «il fatto non sussiste». La Suprema Corte mette così la parola “fine” all’annosa vicenda che aveva visto coinvolto il vescovo di San Marco Argentano - Scalea, monsignor Leonardo Bonanno.  Ci sono voluti ben undici anni per vedere definitivamente ristabilita la giustizia da parte della Cassazione che ha assolto, nella sua sede di Piazza Cavour, detta in gergo anche “il palazzaccio”, il Presule che dal 2011 guida la Diocesi. Monsignor Bonanno, difeso dagli avvocati Giuseppe Falcone e Franco Sammarco, è stato assolto con formula piena dalla paventata “accusa di rivelazione del segreto investigativo”.
Bonanno era stato indagato dal Pm presso il Tribunale di Cosenza, Francesco Cozzolino, per il reato ascritto già nelle sue vesti di vicario generale dell’Arcidiocesi di Cosenza - Bisignano, all’epoca incaricato dall’arcivescovo Nunnari di reperire dei documenti richiesti dalle Autorità giudiziarie per un procedimento avviato nel 2008 dalla Procura di Cosenza nei confronti d’un sacerdote dell'arcidiocesi bruzia. Al Pastore venne contestato «d’aver chiesto a due legali di fiducia di collaborare alla ricerca di detta documentazione, cosa che per la Procura cosentina costituiva motivo di reato».
La sentenza di primo grado a dicembre 2015 decretò la colpevolezza. Nel 2017, però, il colpo di scena quando l’imputato rinunciò espressamente alla prescrizione dell’asserito reato proprio mentre la Prima sezione penale della Corte d’Appello di Catanzaro confermò la sentenza di primo grado, vietando peraltro al Presule la possibilità d’essere presente e prendere parola nel dibattimento.

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