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Cosenza, il Covid e il dramma dei “reclusi” in casa

C’è gente che attende l’esito del tampone e non riesce ad avere risposte dalla Centrale territoriale dell’Asp che ha i telefoni in tilt

Il crac del tracciamento si allarga in mezzo alla luce dubbia di una pandemia che qui rischia di non avere più riferimenti certi. Ci sono migliaia di persone “prigioniere” nelle loro abitazioni in attesa del riscontro dell’Asp che non arriva. «Il tampone? Forse è a Cosenza. No, a Rossano. Anzi, è in lavorazione a Catanzaro». Cinque, sette, dieci giorni, come minimo, per avere una risposta che fatica ad arrivare. Il nuovo protocollo? Neanche i medici sanno più cosa fare. Quarantene, test diagnostici, vaccinazioni. Il mondo è sottosopra nel Cosentino (ma non solo nel Cosentino). Da qualche giorno, poi, è diventato impossibile contattare la Cot (centrale operativa territoriale). Raccontano che gli operatori combattano quotidianamente tra carenze d’organico e problemi tecnici alle utenze di servizio. Comunicazioni che si interrompono, consigli che non arrivano. E rabbia, tanta rabbia da parte di chi si sente doppiamente vittima del Covid. Soprattutto quelli che, anche solo per un banale contatto sospetto, si ritrovano esiliati tra le mura domestiche, senza possibilità di uscita. E così, in mezzo a un garbuglio di urgenze, il servizio sanitario rischia di affondare nelle sabbie mobili di una pandemia fuori controllo. Impossibile tener testa a questa devastante quarta ondata, impossibile fornire assistenza ai contagiati a domicilio.

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