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Cosenza, il gioco d'azzardo è una mannaia per gli over 40

L'analisi statistica fornita dal Ser.D

«Occorre avere un nuovo approccio culturale alla salute. Non basta più utilizzare le risorse ma formare professionisti capaci con requisiti tecnici importanti. Rimettendo in moto un paradigma diverso: da soli non si va da nessuna parte, ecco perché insisto sui concetti di prossimità, di prevenzione, di unità e di aiuto concreto».
Parole del commissario Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina, che ha presenziato alla conferenza stampa, organizzata dal Ser.D di Cosenza, per evidenziare numeri e dati del Progetto “Gioco d’azzardo patologico”. Insieme a La Regina, il dirigente medico Roberto Calabria ha ritenuto rimarcare il lavoro di uomini e donne costantemente impegnati sul campo.
Il centro servizi per le dipendenze ha reso noti i dati dello scorso anno. Con numeri, citati dallo psicologo ed educatore professionale Andrea Lo Polito e dal coordinatore Ats Renato Caforio, che lasciano l’amaro in bocca. Presso i Ser.D provinciali sono stati presi in carico 123 utenti affetti da Gioco d’Azzardo Patologico, accertati mediante somministrazione di test per confermare l’ipotesi diagnostica emersa dai criteri del DSM 5. Proficua è stata la collaborazione con le Comunità Terapeutiche coinvolte nel Progetto: Il Delfino, l’Ulivo, Regina Pacis e il Mandorlo. Qual è il profilo socio anagrafico dei giocatori? Sesso: Maschi 95%, femmine 5%; classi d’età: la classe più rappresentativa è 40-44 anni con il 34%, segue 50-54 anni con il 33%, 20-24 anni il 22% ed in fine 60-64 anni con 11%.

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