L’azienda ospedaliera di Cosenza lascia i “camici bianchi” a digiuno. Può sembrare paradossale ma è proprio ciò che è accaduto, recentemente, all’ospedale di Cosenza. Infatti, con delibera n. 178 del 18 marzo, il management aziendale ha sostanzialmente negato il diritto alla mensa a tutti i sanitari del comparto sanità, salvo qualche rara eccezione.
A parere del Commissario Mastrobuono, e dei suoi collaboratori, il diritto alla mensa spetterebbe soltanto ai dipendenti che effettuano almeno 8 ore di lavoro. Un grave errore, sostiene il Nursing Up - Sindacato maggiormente rappresentativo nel comparto sanità - che sta sempre più affermandosi nel panorama sanitario regionale.
Il responsabile aziendale Andrea De Cicco, a tal proposito fa rilevare che, per quanto persuasiva e "nobile" negli intenti preliminari alla sua adozione, la delibera in questione, così come adottata, risulta essere illegittima perché assunta in violazione del Ccnl 2016-2018 comparto sanità e delle altre norme che regolano questa materia.
Tale violazione si rinviene anzitutto all'art. 2 punto d) della disciplina interna per l'accesso alla mensa aziendale di cui alla delibera in contestazione, dove si legge: "Il personale dipendente operante negli stabilimenti ospedalieri aziendali ha diritto ad usufruire dei servizi di mensa quando svolgano l'attività di servizio per almeno otto ore giornaliere. L'esecuzione del turno notturno non genera diritto al pasto".
Infatti, nonostante il richiamo ai riferimenti normativi di cui all'art. 27, comma 4, Ccnl 2016-2018 comparto sanità, all'art. 29 Ccnl integ. del 20.09.2001 e alla giurisprudenza del Tribunale di Roma, nell'individuazione dei soggetti aventi diritto di accesso al servizio mensa e/o al buono pasto sostitutivo, la delibera n. 178/2022 è stata adottata in violazione dell'art. 8, comma 1, del D.lgs. n. 66/2003 che prevede "qualora l'orario di lavoro giornaliero ecceda il limite di sei ore il lavoratore deve beneficiare di un intervallo per pausa, le cui modalità e la cui durata sono stabilite dai contratti collettivi di lavoro, ai fini del recupero delle energie psico-fisiche e della eventuale consumazione del pasto anche al fine di attenuare il lavoro monotono e ripetitivo" e, dunque, in violazione e in chiaro sfregio anche all'art. 27, comma 4, Ccnl 2016-2018 che recita: "Qualora la prestazione di lavoro giornaliera ecceda le sei ore, il personale, purché non di turno, ha diritto a beneficiare di una pausa di almeno 30 minuti al fine del recupero delle energie psicofisiche e della eventuale consumazione del pasto".
Pertanto, prevedere con questa delibera, imponendola, un'attività di servizio del sanitario di almeno otto ore per poter aver diritto alla mensa e/o al buono pasto sostitutivo, si pone in netto contrasto con la normativa vigente in materia, nonché con la giurisprudenza della Corte di Cassazione che con la recente sentenza n. 5547 del 01.03.2021, ha statuito che nel comparto sanità il diritto a fruire della mensa o del buono pasto sostitutivo spetta per ogni turno di lavoro superiore a sei ore.
La linea che il sindacato Nursing Up sta portando avanti è molto chiara: il diritto sostitutivo di mensa, reso a mezzo di buoni pasto, spetta a tutti i lavoratori turnisti.
Per tale ragione ha deciso di intraprendere un’azione legale per il riconoscimento di questo diritto, che ad oggi viene negato. Di fatto, nella giornata odierna l’avv. Andrea Baldino ha presentato formale diffida all’Azienda Ospedaliera di Cosenza, chiedendo la revoca dell’atto.
Chiara è, dunque, l'illegittimità dell'intera delibera n. 178 del 18.03.2022 e la lesione subita e che continuerebbero a subire tutti gli operatori sanitari qualora la stessa rimanesse in vigore alle condizioni deliberate, sostengono i componenti del direttivo aziendale del sindacato, tuonando che i sanitari lavorano h24, la notte, nei fine settimana e nei giorni festivi, senza avere riconosciuti i loro diritti.
Il Nursing Up, nei mesi scorsi, più volte ha espresso forti critiche alla gestione commissariale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, ponendo l’accento sulla cattiva gestione dei fondi Covid, la carenza di personale sanitario che ha portato nel tempo alla riduzione della qualità dei servizi erogati all’utenza e all'accorpamento dei reparti.
"Ricordiamo che all’inizio della pandemia, al personale sanitario mancavano persino i dispositivi di protezione individuali. Tanti hanno dato la vita, ciò nonostante non si sono mai tirati indietro, continuando ad assistere gli ammalati con professionalità e grande spirito di sacrificio.
Vergogna, questo è il sentimento che si dovrebbe provare nel fare certe cose".
“Siamo stanchi, questo è l’ennesimo schiaffo nei confronti di quelli che vengono definiti eroi - conclude De Cicco - ma poi vengono lasciati con la pancia e il portafoglio vuoti”.
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