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Cosenza, il virus riporta l’emergenza in Pronto soccorso

Altri tre decessi (in totale sono 5) nella prima linea dell’ospedale. L’assedio dei pazienti è gestito da un manipolo di medici e infermieri

L’algoritmo della pandemia continua a generare numeri fuori controllo tra nuovi positivi, nuovi ricoverati e nuovi deceduti. Il virus corre, e corre dappertutto mentre la burocrazia ha già elaborato i percorsi (accidentati) che ci porteranno fuori dallo stato d’emergenza. Non ci sono più denari per gestire interventi straordinari (i flussi del bilancio centrale si sposteranno sulle voci legate al riarmo). E così, giovedì sarà l’ultimo giorno di gestione governativa dopo 26 mesi (era il 31 gennaio del 2020 quando il governo Conte deliberò il primo atto) scanditi da Dpcm e Ordinanze regionali e locali. Da venerdì primo aprile (e non sarà uno scherzo) il Covid sparirà ufficialmente dagli atti giuridici, ma non ancora dalle nostre vite. Già, perché dopo oltre due anni dalla sua terribile apparizione nella storia dell’umanità, il morbo resta un male presente e ancora capace di trascinare il nostro mondo verso l’abisso. Il suo calpestio, a volte silenzioso altre burrascoso e devastante, continua a guidarci in un tempo in cui il sentimento dominante è quel senso di impotente disorientamento che si prova attraverso la lettura dei report.

Pronto soccorso

Nulla è cambiato in questi due anni dall’altra parte del mondo, quello della sofferenza che si vive nell’ospedale dell’“Annunziata” e negli altri ospedali della provincia. C’è lo stesso riconoscibile dolore di ogni giorno. Il Covid anche ieri ha portato la morte dentro e fuori le mura delle strutture sanitarie, che restano epicentro dell’infezione. A Cosenza, più che altrove. Ben tre decessi in Pronto soccorso (dove già tra mercoledì e giovedì scorsi erano spirate altre 7 persone) e altre due vittime in reparto sono gli estremi di un conto ancora troppo alto che il Cosentino continua a pagare. Nella prima linea dell’“Annunziata” ieri mattina risultavano presenti 14 pazienti con 5 nuovi arrivati dopo. Nel registro degli assenti, purtroppo, figurano ben tre degenti costretti ad arrendersi. L’ultima, ieri mattina, una 85enne di Bonifati, arrivata solo poche ore prima. Un ultimo miglio della vita già percorso, in quelle stesse stanze, da altre due donne: una 76enne di Rende e una 78enne di San Giovanni in Fiore (gli altri due decessi: in Malattie infettive, dove è spirata una 85enne di Malvito, e a Rogliano, dove si è spenta una 91enne di Parenti. La storia di queste ultime ore, dunque, ci riporta nel Pronto soccorso che, da giorni ormai, ha cominciato a ripopolarsi anche nell’area non covid. Tanti pazienti in attesa, poco personale in servizio. Due medici in genere per turno (qualche volta si riesce a utilizzarne un terzo ma poi accade come qualche giorno fa che uno dei tre è costretto a fermarsi per essersi ammalato), e un manipolo di infermieri e oss, per ogni turno, a gestire l’emergenza che continua nelle tende all’aperto piene di pazienti positivi e non tra i due blocchi (pulito-sporco).

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