La sanità calabrese è un filare ingarbugliato, un nastro che stona in mezzo ai tagli di ospedali e alle riduzioni di letti e di personale. Ormai, in corsia non entrano più nemmeno i moribondi. Non ci sono posti nei reparti ed è tutto esaurito anche nelle aree covid. Persino i pazienti più gravi, quelli che arrivano in codice rosso, finiscono nelle sale d’attesa dei Pronto soccorso nella speranza che prima o poi una barella (perché si comincia da quelle o peggio dalle sedie) si liberi. Quattordici anni anni di piano di rientro della spesa hanno prodotto effetti devastanti sul diritto alle cure di cittadini. La politica continua a non vedere e a non sentire quel vento caldo di dolore e sofferenza che risale dai luoghi di cura. Negli hub e negli spoke (è l’etichetta suggestiva e fumosa applicata ai servizi assistenziali in base al bacino d’utenza) non sanno più cosa inventarsi per fronteggiare l’emergenza senza fine. Da quando sono stati cancellati i piccoli ospedali, la gente arriva tutta nelle strutture più grandi. E si mette in coda ad aspettare risposte da quei pochi medici e infermieri in servizio. Risposte che spesso tardano ad arrivare perché senza posti letto non si può garantire assistenza. È la resa della sanità pubblica che in passato ha ingoiato fiumi di quattrini e che oggi fatica a sopravvivere in mezzo alle sforbiciate. Si taglia su tutto. Anche sul personale che viene spostato da un reparto all’altro.
L’Asp di Cosenza, grazie al commissario Vincenzo La Regina, sta per definire l’iter di un appalto che veniva rinnovato in prorogatio da 15 anni. La trama delle proroghe infinite è nelle battaglie condotte dall’attuale responsabile del Pd per la Salute nel Mezzogiorno, Carlo Guccione: «L’ultima gara, anzi l’unica, risale al lontano 2007 quando venne fatta una gara dall’ex Asl 3 di Rossano sul servizio di ristorazione espletato per i presidi ospedalieri del territorio jonico cosentino e poi esteso ad altre strutture fino a un affidamento temporaneo del servizio per i presidi ospedalieri di Cetraro e Paola.
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