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L'omicidio di Pasquale Aquino a Corigliano Rossano. Inseguito e ucciso con sette colpi

Il sicario aspettava la vittima sotto casa: l’ultima pallottola sparata alla testa. Sullo sfondo la gestione della lucrosa vendita di stupefacenti nella città ionica

L'attesa del sicario. Pasquale Aquino, 57 anni, salutati gli amici sul lungomare di Schiavonea, è risalito in auto per tornare a casa. Poche centinaia di metri lo separavano dall'abitazione di viale del Mediterraneo. L'azionista era già lì, con l’arma nascosta sotto la felpa: passeggiava nervosamente avanti e indietro sull’asfalto sconnesso, nascosto dai rami penzolanti degli alberi carichi di foglie; a poca distanza un complice chiamato a fare da “specchietto”. Quando Aquino ha parcheggiato la sua Bmw ed è sceso, l’esecutore s’è avvicinato rapido come un felino per chiudere il “contratto”. Ha esploso sette colpi, tutti andati a segno. Aquino ha tentato un fuga disperata inseguito dal killer che, dopo averlo ferito in vari punti del corpo, gli ha sparato una pallottola alla testa. Il foro d’entrata è stato rilevato all’altezza dello zigomo destro. Poi è scivolato via con il “compare”, sfidando gli sguardi dei passanti richiamati dal rumore degli spari. I due hanno tagliato la corda percorrendo un breve tratto a piedi raggiungendo poi il mezzo già pronto per la fuga. Sul selciato sono rimasti i bossoli espulsi dalla semiautomatica e nulla più. L'assassino era parzialmente travisato e nessuno pare sia stato in grado di riconoscerlo. Indossava un capellino sportivo e una mascherina chirurgica. Identico l'abbigliamento del fiancheggiatore. Il cinquantasettenne, caduto senza vita a pochi metri da casa, era disarmato e non prendeva particolari precauzioni: significa che non temeva per la propria incolumità. Esattamente come Maurizio Scorza, 53 anni, ammazzato a marzo insieme con la compagna tunisina nelle campagne poste tra Cassano e Castrovillari. Pure Scorza andava in giro in auto senza mostrare alcun timore. Aquino e Scorza avevano in comune le attenzioni loro riservate dalle forze dell'ordine che li ritenevano intronei al mondo dello spaccio delle sostanze stupefacenti.

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