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Cosenza, ospedale a Vaglio Lise: nasce alleanza a Sud

I sindaci dei comuni dei Casali e della Presila firmano un appello per appoggiare la deliberazione di Palazzo dei Bruzi

Il nuovo ospedale, per adesso, è quello che riempie d’inchiostro e veleni i comunicati che viaggiano da una sponda all’altra del Campagnano, in mezzo a una guerra di campanile. Tanta carta, veline che allontanano Rende da Cosenza all’interno di uno scacchiere in continuo aggiornamento. Funziona così, qui da noi. Le opere si fanno di carta impastata con chiacchiere. Parole che devastano perché finiscono per spostare la linea del tempo verso una dimensione indefinita. Per questo, sei anni dopo, Palazzo dei Bruzi ha deciso di accelerare indicando il sito di Vaglio Lise per il nuovo hub. Una dichiarazione di guerra per i filo-rendesi che vorrebbero, invece, costruire l’ospedale di Cosenza all’Unical. Sarebbe una soluzione per dargli la dignità di Policlinico vista la possibilità di operare in sinergia con la nuova Facoltà di Medicina.
Rende spinge verso Nord, ma la trama, nelle ultime ore, è stata boicottata anche dai sindaci di alcuni centri dei Casali e della Presila. In particolare, Nuccio Martire di Casali del Manco, Matteo Lettieri di Celico, Salvatore Monaco di Spezzano Sila, Giuseppe De Santis di Rovito, Antonio Muto di Pietrafitta e Ciccio Acri di San Pietro in Guarano, utilizzando quei canoni del galateo istituzionale che sembrano spariti dalle ultime note, spengono definitivamente le speranze di Manna e dei suoi sostenitori: «La polemica intentata sulla scelta del sito su cui dovrà sorgere il nuovo ospedale regionale dell’Annunziata è oggettivamente spropositata e fuori luogo. L’indicazione dell’area di Vaglio Lise è la risultante di uno studio di fattibilità commissionato e finanziato dalla Regione. L’esito di questo studio non può essere messo in discussione senza plausibili e fondate ragioni tecnico-amministrative, se non altro anche al fine di evitare il rischio di generare un danno erariale, dal momento che quello studio è costato alle casse pubbliche circa 700 mila euro».

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