La difficile risalita dell’ospedale, auspicata dal commissario Gianfranco Filippelli, si muove su un terreno lastricato di trappole. Pietre d’inciampo fiorite tra buchi neri e sperperi che negli anni hanno inghiottito denari e spogliato le corsie di uomini e mezzi. E’ l’effetto domino di una sanità che ristagna nei labirinti senza via d’uscita con risorse che mancano per garantire il diritto alla salute dei cittadini. Scenari da incubo, tratteggiati da anni di cattiva gestione, che rendono, adesso, più complicato l’obiettivo dell’auspicato ritorno alla normalità dell’“Annunziata”.
L’emergenza ristagna ovunque. Il Pronto soccorso continua a rappresentare il nervo scoperto della sanità locale. E, in queste ore, torna ad essere luogo simbolo di un sistema salute che annaspa. Nella prima linea dell’ospedale opera un manipolo di medici (ciò che è sopravvissuto al mancato turn over e alla fuga di chi ha scelto una collocazione in condizioni meno disumane dal punto di vista del lavoro). Sono tutti stremati. E senza più forze sono anche gli infermieri e gli operatori socio sanitari. I distintivi dell’esperienza e delle ampie capacità professionali che ciascuno di questi pochi eroi può orgogliosamente esibire dopo due anni di lotta al Covid, non bastano in assenza di mezzi idonei a garantire cure e assistenza ai malati. Le difficoltà più recenti cominciano dal primo intervento affidato agli equipaggi del “118”.
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