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Pronto soccorso di Cosenza, imbuto della sanità

Ieri pomeriggio nuovo record di pazienti in attesa: 32. I codici verdi rischiano di stare in coda anche più di 12 ore

Il pronto soccorso dell'ospedale Annunziata di Cosenza

In questa pazza estate le correnti umane che continuano a soffiare liberamente formano una pericolosa risacca tra gli ombrelloni sulle spiagge affollate, i luoghi della movida, i locali e le discoteche. Il risultato di questa appassionata ricerca di normalità dopo quasi due anni e mezzo di restrizioni, è sintetizzato nei bollettini dell’Asp che continuano a riempirsi di Covid. E non sono certo i nuovi casi (ieri ben 1.103 con un tasso di positività del 32,39%) a spaventare in queste ore così strane col virus che sembra essere ovunque (mai successo prima di una circolazione così elevata nella stagione calda). Da giorni la prima linea dell’ospedale provinciale è la linea di confine tra la vita e la morte. Dentro quell’imbuto della sanità locale, ieri pomeriggio c’erano 32 pazienti positivi con sintomatologia più o meno importante e altri dieci rimandati a casa dopo gli accertamenti e la prescrizione del protocollo terapeutico domiciliare. Tutti in coda per un posto in corsia che non si trova perché anche i reparti sono senza letti.
A distanza di mesi la storia della pandemia ritorna all’Annunziata. E da lì sprofonda in una nuova emergenza. Il vecchio ospedale è di nuovo in difficoltà, piegato come sempre dal Covid. La rete colabrodo degli ospedali periferici continua a riversare i suoi pazienti sul Pronto soccorso dell’“Annunziata” che è tornato luogo di sofferenza senza più posti disponibili. Dentro le corsie del reparto di emergenza-urgenza, con un manipolo di medici, infermieri e operatori sanitari, restano ammassati uomini e donne che arrivano dai luoghi più diversi, luoghi vicini e lontani della provincia dove il virus li ha intrisi, piegandoli alla sofferenza. Sono tutti lì per guarire. Con loro ci sono anche i pazienti non covid. Il problema è che non si può gestire questa nuova ondata (con un picco che per ora viene collocato tra il 20 e il 25 luglio ma senza tener conto dell’arrivo dell’indiana che, inevitabilmente farà slittare l’apogeo in agosto) con due soli medici per turno. Due medici che spesso non hanno nemmeno il tempo per la presa in carico dell’ammalato. Inevitabili i tempi di attesa che variano a seconda dei codici. Per un paziente “giallo” (e siamo in presenza di patologie acute importanti) l’attesa è di 4-5 ore, per i codici verdi, invece, se tutto va bene, si tratta di aspettare, come minimo, 12 ore. Ma non è detto che si riesca ad avere un parere: tutto dipende dall’affollamento che il Covid in queste ore produce. E così, finiscono tutti in coda. Su lettini e barelle con malati in attesa del responso del tampone e di un ricovero.

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