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Trebisacce, l’azienda Laino ancora una volta nel mirino del racket

Due malviventi incappucciati hanno cercato di entrare nel cantiere ma sono stati messi in fuga dai carabinieri

Statale 106, tra morte e racket. Il malaffare voleva colpire di nuovo l’Azienda Laino, alla quale nella notte dello scorso 18 maggio erano stati incendiati cinque mezzi, con un danno di oltre 300mila euro. Stavolta però è andata male ai due malviventi incappucciati che volevano entrare nel cantiere della ditta che lavora nel Terzo Megalotto nel tratto Roseto Capo Spulico-Sibari ma che sono stati messi in fuga dai Carabinieri della Compagnia di Cassano agli ordini del Capitano Michele Ornelli, che come al solito presidiavano il territorio, unitamente ai colleghi di stanza alla locale Stazione guidata dal comandante Natale La Bianca.
Purtroppo i criminali hanno poi fatto perdere le proprie tracce, dandosi a precipitosa fuga. Ma lo Stato c’è e si vede, sta facendo sentire il fiato sul collo agli uomini del pizzo. E presto finiranno nella loro rete. Intanto il titolare dell’Azienda Luciano Laino non piega però la testa. Come è giusto che sia. E chiede di incontrare il Procuratore antimafia Nicola Gratteri. E poi, forte del senso del lavoro e del sacrificio che gli hanno impartito i genitori, che partiti dal nulla, sono riusciti a creare un piccolo impero con fatica e sudore, senza mai cedere ai ricatti, senza mai risparmiarsi, come d’altronde i figli, né sotto il sole cocente, né tantomeno con la pioggia battente, vogliono continuare a lavorare. Senza abbassare la testa o cedere ai padroni di turno. Chiedendo però, a gran voce, la tutela dello Stato. Altrimenti tutto sarebbe più difficile.

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