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Cosenza, nella selva oscura del Pronto soccorso

All’Annunziata esplodono criticità ataviche ed emergenze che sono rimaste irrisolte da anni. La situazione peggiora sempre di più. Lo sfogo dei pazienti «parcheggiati» nei corridoi perché non ci sono posti negli altri reparti. Mentre medici, infermieri e Oss fanno il possibile per limitare i gravi disagi

Un «incubo», un «inferno», «un’esperienza da dimenticare». Passano gli anni, eppure la situazione del Pronto soccorso dell’Annunziata non cambia. Anzi tende a peggiorare con l’arrivo dell’estate e con l’inarrestabile avanzata del Covid. Pazienti sulle barelle per giorni e a volte anche senza una coperta. Altri «parcheggiati» nei corridoi in attesa che qualche «instancabile» infermiere si prenda cura di loro. Tutti in attesa che si capisca quale sarà il loro destino. È la cronaca di una notte di inizio agosto al Pronto soccorso dell’Annunziata nell’estate 2022. Un racconto non molto diverso dalle «disavventure» vissute dai pazienti l’estate scorsa o quella di due anni fa. Ci sono, però, delle circostanze aggravanti.
Dopo quasi tre anni di pandemia, il personale sanitario è stremato non solo perché è come sempre sotto organico, ma perché adesso allo stress di ore infinite di lavoro si aggiungono l’ansia di venire a contatto con pazienti positivi e, quindi, di contrarre – magari per la seconda volta – il Covid e di trasmetterlo ai figli; la tensione di dover gestire turni di lavoro in assenza del collega che ha contratto il virus e non è potuto venire a lavorare. La preoccupazione di vedere aumentare gli accessi anche per i pazienti Covid che si presentano in ospedale preoccupati dalla loro sintomatologia. «La situazione è insostenibile», dicono da tempo i sindacati.

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