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Non si placa il dibattito sul progetto di area urbana Cosenza-Rende

Secondo l’associazione Aria Nuova l’ipotetico “matrimonio” metterebbe fine al bagaglio culturale e sociale delle due realtà

Neppure in piena vacanza agostana si placano le diatribe politiche sulla città unica e sull’ipotetica di unione tra Cosenza e Rende. Oltre il Campagnano, ormai è noto, si sono levati scudi e trincerati dietro alcune associazioni locali che sono per il “no” alla conurbazione. E se dalla città capoluogo sembrerebbe sia voce unanime il “si”, da Rende occorre fare i “conti” anche con i cittadini contrari.
«Ormai da tempo assistiamo ad interventi politici e non che propagandano l'unione tra i Comuni di Cosenza e Rende. Tutti si affannano a sostenere l'importanza di tale unione (o fusione?), che porterebbe grandi benefici», scrivono dall'Associazione culturale "Aria Nuova" di Rende. Loro, dal centro storico, pensano che sia venuto il momento di fare un po’ di chiarezza al riguardo, «visto che un passo del genere finirebbe per diventare un definitivo addio a tutto il bagaglio culturale e sociale dei due singoli Comuni, ma anche un addio agli usi, costumi, folclore, dialetto», spiegano in una nota. «Una città unica, perchè? La legge era nata soprattutto per cercare di unire i tanti piccoli Comuni di cento o duecento abitanti che, così, unendosi, avrebbero potuto risolvere i tanti problemi, anche finanziari, che da soli, invece, restavano insoluti», sostengono. «Che c'entrano allora due città come Cosenza e Rende che hanno, rispettivamente, 75.00 e 35.000 abitanti? Se aggiungiamo l’Università della Calabria si arriva anche per Rende a 70.000? Perchè unire due grossi centri urbani, i quali, ricordiamolo, hanno tanti problemi irrisolti, senza aver prima dato corso ai vari servizi problematici che attanagliano l'intera area urbana?», i loro dubbi pubblici. Aria nuova cita i trasporti, i rifiuti, i servizi sociali, l'ambiente, la cultura: «Tutti problemi aperti che aspettano una degna soluzione».

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