L’Amaco continua a sprofondare in un gorgo di debiti. Un dissesto finanziario che mette a rischio la tenuta del servizio di mobilità urbana. Nelle casse aziendali non ci sono più soldi e la società si scopre senza futuro. La sua drammatica storia recente si riflette nell’incertezza professionale di quei 130 dipendenti che ora soffrono e lottano in difesa del pane. Le loro vite sono diventate difficili come non lo erano mai state prima. Vite sempre più in salita, fino all’ultima curva, quella più difficile. Il buco nei conti continua a dilatarsi tra crediti non riscossi con le vecchie amministrazioni e introiti risicati durante il biennio di pandemia il rosso diventa amaranto. L’illusione della ripresa è sfumata in fretta prima della guerra che ha cambiato la storia del mondo occidentale finito tra le ganasce dell’iperinflaizone energetica. La flotta degli autobus rischia di fermarsi davanti alle colonnine del rifornimento col metano che ha raggiunto quotazioni insostenibili.
Ma i sindacati FiltCgil, FitCisl, Uiltrasporti e UglAft chiamano in causa Palazzo dei Bruzi: «In qualità di socio unico, non ha ancora provveduto, così come annunciato, anche pubblicamente, alla ricapitalizzazione, in qualche modo dell’azienda. Il Comune, peraltro, non ha ancora versato un solo euro nelle casse di Amaco per quanto riguarda la soluzione del credito concordato con l’azienda ormai già da qualche mese. Eppure, lo stesso primo cittadino aveva rassicurato le rappresentanze sindacali che i posti di lavoro sarebbero stati messi a rischio. Siamo a conoscenza che nelle ultime ore anche l’ennesima assemblea con il socio unico ed i sindaci-revisori è andata deserta e nella quale erano attese importanti decisioni per la sopravvivenza dell’Azienda stessa.
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