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Cosenza, l’operazione contro le cosche e i silenzi della società civile

Il docente dell’Unical Costabile e il testimone Masciari innescano la polemica

Due voci “contro”, che si pongono in netta polemica con il resto della comunità cosentina e rendese. Giancarlo Costabile, docente dell’Unical e Pino Masciari, testimone di giustizia, prendono carta e penna e innescano un dibattito sui «silenzi» e le «solidarietà» registrati dopo il blitz antimafia conclusosi con l’esecuzione di 202 misure cautelari.
«Esprimiamo profondo sconcerto per le mancate reazioni da parte della società cosentina» affermano Costabile e Masciari. «A parte poche voci libere, prevale il silenzio e in molti casi addirittura la solidarietà (perfino istituzionale) nei confronti di arrestati e indagati per accuse gravissime legate al voto di scambio con la ‘ndrangheta e alla piena complicità con l’economia criminale. Non sono mancati neanche gli attacchi (vergognosi e inaccettabili) verso l’operato di Nicola Gratteri verso il quale, ancora una volta, manifestiamo pubblico sostegno e piena prossimità umana. L’inchiesta Reset evidenzia, ancora una volta, non solo la forte presenza criminale in città ma soprattutto la capacità reticolare della mafia di condizionare ogni ganglio del vivere economico-sociale. A Cosenza, tutti pagavano il pizzo e in tanti, troppi, erano in affari con le cosche. È incomprensibile il mutismo delle associazioni antimafia e antiracket, degli imprenditori e dei commercianti, di partiti e sindacati, di intellettuali e movimenti culturali, dinanzi allo scenario di una società inginocchiata al potere della ‘ndrangheta». Parole come pietre.

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