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Cosenza, il pentito e la “commissione” segreta della ’ndrangheta

Le dichiarazioni raccolte dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro dall’aspirante boss dell’Esaro Roberto Presta. Il collaboratore di giustizia è il cugino del padrino ergastolano Franco Presta

Roberto Presta

La “commissione”. Una sovrastruttura che governerebbe le scelte più importanti della ‘ndrangheta. Alcuni pentiti l’hanno a più riprese definita la “provincia” rivelandone l’esistenza ai magistrati inquirenti calabresi, lombardi e piemontesi.
L’ultimo a parlarne in ordine di tempo è stato l’ex aspirante boss pentito Roberto Presta, personaggio di vertice della criminalità organizzata attiva nella Valle dell’Esaro. Una criminalità che ha il suo massimo rappresentante in Franco Presta, ergastolano e detenuto al 41 bis, arrestato a Rende dalla Polizia dieci anni fa. Il collaboratore di giustizia è il cugino del superboss condannato con sentenza definitiva per omicidio. Roberto Presta è indicato dai magistrati della procura antimafia diretta da Nicola Gratteri come elemento di punta del gruppo guidato dal fratello, Antonio, detto “Tonino”, che proprio il padrino ormai ergastolano indicò come il “reggente” della consorteria in caso di sua forzata assenza. L’investitura avvenne - secondo il parente pentito - durante una riunione convocata in un casolare posto nelle campagne della “Crocetta”, a cavallo tra l’area rendese e quella paolana.
Ma cosa racconta Roberto Presta? «Con riferimento alla struttura della ‘ndrangheta, riferisco dell’esistenza di una commissione costituita dai referenti di tutte le province della Calabria. Per la parte cosentina fanno parte di questa commissione Ruà Gianfranco, Lanzino Ettore, Presta Franco, Patitucci Francesco, Piromallo Renato, Muto Gigino, Carelli Santo. La commissione si riunisce in posti diversi, anche in occasione di eventi “legali” quali, ad esempio, matrimoni, per discutere e definire strategie criminali anche in riferimento a vicende politiche e di potere in generale. Queste informazioni sono state riferite da Franco Presta a mio fratello Antonio Presta nel momento in cui quest’ultimo doveva subentrare a capo del nostro gruppo. Quindi se n’è parlato in occasione della riunione nella casa della “Crocetta” ed a questi discorsi io ero presente. Non conosco i nomi dei referenti delle altre province che fanno parte della commissione. Non so con precisione se mio fratello Antonio Presta abbia mai partecipato ad una riunione della commissione, anche perché quando mi è capitato di accompagnarlo ad appuntamenti criminali importanti non potevo sapere l’oggetto di quell’eventuale riunione».

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