Presunto caso di malasanità: assolti tre sanitari e condannato un medico. Lo ha deciso il Tribunale di Cosenza che ha emesso la sentenza di primo grado nei confronti di medici e operatori dell’ospedale “Annunziata”. La vicenda riguarda un caso di presunta malasanità accaduto nel 2015 quando una giovane donna arrivò al Pronto soccorso dell’ospedale a causa di una caduta aveva riportato una ferita al ginocchio sinistro. Secondo l’accusa, alla donna per «imperizia e negligenza» fu amputata la gamba. Il Tribunale di Cosenza ha però assolto Stefano Sena, tecnico di radiologia, i medici Anna Maria Saccà e Massimo Mazzei.
Mentre ha condannato l’ortopedico Felice Covelli a un anno e seicento euro di multa. Covelli, difeso dall’avvocato Cesare Badolato, deve essere considerato innocente fino a sentenza passata in giudicato. Per il Tribunale non c’è alcuna responsabilità da parte di Sena (difeso dagli avvocati Carla Scarpino Arcuri e Piergiuseppe Cutrì) e nemmeno da parte di Saccà (difesa dall’avvocato Misasi e del dottore Mazzei (difeso dall’avvocato Feraco).Secondo le indagini (all’epoca coordinate dal pm Domenico Frascino), Sena avrebbe eseguito in modo scorretto l’esame radiografico determinando «una mancata diagnosi delle fratture del piatto tibiale e del femore nonché la lussazione della tibia». La dottoressa Saccà, invece, «non rilevando i radiogrammi nelle proiezioni date» avrebbe «omesso di diagnosticare la frattura del piatto tibiale» non «permettendo all’ortopedico Covelli di eseguire la valutazione specialistica necessaria a fare la diagnosi e indicare l’immediata stabilizzazione delle fratture e la riduzione della lussazione.
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