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Cassano, la resistenza dell’imprenditore scompagina i piani delle cosche

A Cassano Giuseppe Sposato non si è piegato alle richieste estorsive. Il dipendente minacciato: «Voglio andare in pensione prima»

Il muro dell’omertà è caduto. E la Sibaritide, adesso, non è solo il luogo dove tutti subiscono in silenzio - per paura o per comodità - ma la terra nella quale gli imprenditori abituati a lavorare sodo, a investire, a rischiare economicamente per mandare avanti aziende sane, denunciano gli “squali” del racket. L’ultima inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, lo dimostra senza ombra di dubbio. Non basta chiamarsi Leonardo “Nino” Abbruzzese, avere un fratello ergastolano e appartenere a una storica famiglia cassanese, per pretendere il pagamento del “pizzo” da un imprenditore. E non vale neppure chiamarsi Francesco Faillace, appartenere al clan Forastefano ed essere figlio di Federico Faillace, il boss ammazzato nell’agosto del 2009 nelle campagne di Apollinara, al confine tra Cassano e Corigliano, per ridurre al silenzio il titolare di un’azienda abituato a lavorare 14 ore al giorno. Un’azienda che lavora con le imprese impegnate nella costruzione della nuova Statale 106 ionica e dà da mangiare a decine di onesti operai ed autisti.
Le cose stanno cambiando, nonostante la violenza belluina, le esecuzioni, gli attentati, pure nella terra macchiata dal sangue di un bimbo di tre anni, Cocò Campolongo, assassinato e bruciato con il nonno e una donna marocchina nel gennaio 2014.
Giuseppe Sposato, titolare di una importante impresa che fornisce materiali e calcestruzzo alle imprese nazionali chiamate in Calabria a riammodernare la strategica arteria stradale ionica, non ha ceduto al ricatto. E quando Francesco Genovese, l’imprenditore usato dalle cosche come presunto intermediario, gli ha proposto di incontrare gli “amici degli amici” che volevano soldi, ha risposto a muso duro: «Non intendo ricevere messaggi del genere, nè andare ad alcun appuntamento!». Con dignità e coraggio l’imprenditore cassanese ha respinto le avances mafiose.

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