Il servizio di trasporto è bloccato, le famiglie sono in difficoltà e chiedono aiuto. Storie di ordinario disagio, raccontate dalla mamma d’uno dei bambini che hanno bisogno d’un percorso terapeutico nelle strutture dell’Azienda sanitaria. Piccoli con problemi cognitivi e comportamentali, assieme ai quali è quindi anche pericoloso raggiungere la sede delle cure con un’auto privata, magari guidata dalla mamma sola. Perché è su di loro che cade quasi sempre la responsabilità. E sono loro, adesso, ad alzare la voce bussando alle porte sia del Comune che della Regione. Due palazzi dai quali aspettano inutilmente risposte, e anche solo un minimo di attenzione, da due mesi e mezzo. Perché il servizio s’è bloccato il 31 luglio. Da allora il nulla. Ma i ragazzi non possono permettersi il lusso di fermare la terapia, altrimenti la regressione è immediata e in alcuni casi irreversibile.
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