Le sorgenti cosentine sono ai minimi storici. Finanche il Merone che serve buona parte del territorio del Savuto fino a scendere verso la parte vecchia del capoluogo arranca per la perdurante siccità. Penuria d’acqua in alcune contrade a sud del capoluogo che non hanno mai sofferto la sete. Eppure, nonostante ciò, c’è acqua potabile che si perde vicino a strade e marciapiedi, nelle cunette. Percorre metri e metri sotto il sole cocente di ottobre e alla massaia ma anche all’impiegato che deve fare i salti mortali per avere una doccia sicura questa cosa fa rabbia. Il fenomeno delle perdite idriche in città persiste, dopo un periodo di relativa calma, durante il quale si sono visti all’opera uomini e mezzi di ditte specializzate. Ora il vento è cambiato. Sarà trascuratezza, saranno le casse semivuote del Comune che non permettono di effettuare interventi di riparazione e manutentivi. Fatto sta che lo spreco d’acqua potabile è notevole.
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