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Omicidio Lisa Gabriele: l’ex poliziotto e la misteriosa loggia deviata di Bisignano

Il cinquantenne sospetto omicida sarebbe stato iscritto a una fantomatica officina massonica denominata “Sacro Graal”. Le rivelazioni fatte ai carabinieri di Rende dal cugino dell’arrestato

Cappucci, compassi e... pavimenti. La massoneria deviata non manca mai nelle inchieste giudiziarie degli ultimi anni. È così pure nell’indagine che ha portato all’arresto del presunto assassino di Lisa Gabriele, l’ex poliziotto Maurizio Mirko Abate.
Il cinquantenne, espulso dalla Polizia da alcuni anni, pare si vantasse dell’appartenenza a una loggia massonica. Lisa l’aveva rivelato al responsabile della ditta per cui lavorava nel 2003 che ha confermato la circostanza ai carabinieri. Il dato investigativo emergeva già durante l’inchiesta (poi archiviata) avviata nel 2005 per far luce sull’omicidio della ventiduenne. In una intercettazione dell’epoca, poi riascoltata dai militari guidati dal capitano Maria Chiara Soldano grazie alla riapertura delle indagini, Abate parlava delle riunioni da tenere il venerdì e pare stesse prodigandosi con i suoi “confratelli” e il Maestro Venerabile in persona per far accedere alla obbedienza anche il cugino.
E proprio il cugino a parlare di una fantomatica loggia di cui il parente faceva parte. «Maurizio mi disse» racconta l’uomo ai militari «che era iscritto ad una certa massoneria di Bisignano, denominata mi pare “Sacro Graal”, il cui Maestro Venerabile era un rivenditore di rivestimenti per pavimenti». Chi pensava, dunque, alle trame di un novello Licio Gelli rimarrà deluso: le cose nella loggia dal nome roboante e mitologico avvenivano terra terra, tra un pavimento e l’altro. Ma il teste ascoltato dagli investigatori rilancia e sottolinea: «Poiché volevo entrare a far parte di una loggia, lui mi chiese la fotocopia di un documento di identità per l’iscrizione: non credo, però, che abbia mai portato a termine la mia iscrizione, anche perché ho poi saputo che Maurizio ha usato quella fotocopia per intestare dei numeri telefonici a mio nome. Preciso che quella loggia di Bisignano, probabilmente non riconosciuta, non c’entra niente con quella del Goi».

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