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Ecosistema urbano, Cosenza è regina green

Nell’annuale rapporto di Legambiente e Ambiente Italia la città si conferma nella top ten nazionale pur perdendo un posto rispetto a un anno fa

La storia recente di Cosenza è una progressione di paragrafi all’interno di un palinsesto di riconoscimenti che continuano a fiorire negli annuali report di Legambiente e Ambiente Italia che premiano l’ecosistema urbano. Diagrammi virtuosi che mettono in fila i capoluoghi di provincia secondo l’ordine della vivibilità e delle buone pratiche ambientali. Temi che a queste latitudini, evidentemente, sono stati sviluppati ispirandosi a quel modello universale che ha contribuito a migliorare la coscienza green dei cosentini. Dunque, per il terzo anno consecutivo la città è finita nella top ten nazionale (prima nel Centro-Sud) chiudendo al quinto posto con un coefficiente complessivo di 72,793 su 100. Tante luci e una sola ombra: quel piccolo passo indietro rispetto allo scorso anno quando Cosenza si piazzò a ridosso del podio (quarta) con 74,2. Nel 2020, invece, si fermò all’ottavo posto con 70,58.

Cosenza conserva il suo distintivo di città modello di ecosistema urbano grazie, soprattutto, alle sue isole pedonali (è quinta in Italia per superficie disponibile in metri quadrati ogni 100 abitanti), piste ciclabili (sesta per numero di metri equivalenti di percorsi dedicati ogni cento abitanti con un dato in crescita rispetto allo scorso anno) e alberi su suolo pubblico. Confermato anche l’indicatore legato agli incidenti stradali con la media nazionale più bassa (2,486 ogni mille abitanti) di morti e feriti. Cosenza e l’acqua non hanno avuto mai un gran rapporto. Anzi, non hanno avuto, praticamente, mai rapporti. I rubinetti in città restano spesso all’asciutto, anche quando piove per intere giornate. Nessuno conosce esattamente il destino dell’oro blu che viaggia a singhiozzo nelle tubature comunali. La storia dell’acqua che non c’è è stata sempre argomento che ha macinato rabbia nelle piazze e tenuto in vita le tribune politiche locali. Eppure, secondo Legambiente, i cosentini sono spreconi: ognuno di noi arriva ad utilizzarne quotidianamente in media 144,863 litri che relegano la città al 49mo posto della classifica nazionale. Certo i numeri dell’acqua “invisibile” sono in parte svelati dal dato della dispersione all’interno di una rete colabrodo con un 22,642% (stabile rispetto a un anno fa) di liquido che non arriva a destinazione. Cosenza è 21ma in Italia. Dunque, il problema, in fondo, è grave ma non gravissimo. Bene il ciclo di depurazione che non mostra falle e garantisce un funzionamento totale. La “monnezza” resta una piaga.

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