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Inchiesta a Rende, le amicizie pericolose costruite col... mattone e l’olio d’oliva

Due sottufficiali delle Fiamme gialle indagati per aver “soffiato” notizie coperte da riserbo istruttorio ricevendo in cambio favori da Aceto

Adesso tremano in tanti. Amici, amici degli amici, semplici conoscenti. La paura è un vento gelido che si solleva attraverso le oltre settecento pagine del provvedimento cautelare del gip. Un’ordinanza che mette in fila nomi e cognomi e racconta un groviglio di storie. Dentro non ci sono solo rapporti di lavoro e d’interesse ma pure relazioni pericolose che s’annodano attorno alla stessa trama. Veli d’ombra diventano improvvisamente strumenti selettivi all’interno di una complicata indagine con servitori fedeli dello Stato costretti a dubitare di colleghi apparsi, invece, piegati verso una ipotetica quanto tossica deriva.
Seguendo impronte e sospiri dell’imprenditore Massimino Aceto, grazie a un trojan inoculato nel suo telefonino, infatti, gli 007 della guardia di finanza avrebbero scoperto misteriose falle nella rete del riserbo che rappresenta il sigillo di garanzia della genuinità delle inchieste. Cedimenti nel meccanismo investigativo che sarebbero stati provocati da due irreprensibili colleghi, luogotenenti entrambi ed entrambi in servizio (all’epoca dei fatti) al Nucleo di Polizia economica e finanziaria del Comando provinciale di Cosenza.

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