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Inchiesta Rende, l'approccio attivato con il presidente Iacucci nel 2019

Franco Iacucci

Pronto a infilarsi nella politica. In occasione delle elezioni Europee del 2019, l’imprenditore Massimino Aceto scende in campo per sostenere la candidatura dell’allora presidente della Provincia, Franco Iacucci. Si presenta dall’esponente politico e gli offre il proprio appoggio: come? Sostenendo di poterlo fare incontrare con persone del Vibonese e della Locride che conosce. Iacucci è in campagna elettorale, deve fare un tour sia nel Reggino che nel Vibonese e accetta. Aceto, però, da sgamato imprenditore, approfitta della circostanza per sollecitare al presidente della Provincia il pagamento di somme di denaro che gli sono dovute per lavori svolti nel passato da una sua società poi dichiarata fallita. Iacucci chiama il dirigente del settore, Claudio Lepiane e chiede lumi. Il pagamento richiesto, tuttavia, non può essere effettuato perchè tra la società richiedente e quella fallita non può esserci un trasferimento di titolarità del credito. L’esponente politico compie nel frattempo il tour elettorale previsto in compagnia di Aceto. Vede le persone che l’imprenditore aveva indicato e torna a Cosenza. Massimino Aceto però non s’arrende e vuol essere pagato. Viene investito del caso il consulente legale della Provincia, l’avvocato Gregorio Barba, si svolgono degli incontri per esaminare la questione ma, di fatto, il pagamento non viene effettuato. Non può essere accordato. Aceto diventa insistente con Iacucci che evita di incontrarlo. È lo stesso imprenditore a riferirlo - ignaro d’essere intercettato - a un amico. «Ieri non ci voleva parlare con me, ho detto senti, prima non mi volevano neanche far salire, gli ho detto a quello: "chiamalo (intende di contattare Iacucci n.d.r.) e digli che se non mi fanno salire io lo aspetto qua, ma io non me ne posso andare”».. Qualcuno propone che vengano dati degli altri lavori per ricompensarlo ma l’idea viene bocciata. Non è infatti praticabile. Successivamente la Provincia affiderà lavori alla Tecnoimpianti, azienda che ha rapporti con Aceto, ma non a lui. Scrive il Gip Santese respingendo la richiesta cautelare avanzata nei confronti di Aceto, Iacucci, Lepiane e Barba indagati per corruzione: « Non si ritiene che gli elementi emersi dal compendio captativo consentono di ritenere integrato un quadro univoco in ordine all'effettivo concretizzarsi del rapporto corruttivo». E poi aggiunge: « Iacucci si è limitato a interessare della vicenda il Le Piane e I' Avv. Barba, quest'ultimo quale legale e» precisa «non può invero rappresentare prova univoca della chiusura dell'accordo corruttivo il successivo affidamento dei lavori alla Tecnoimpianti, non potendosi affermare che tutti i lavori pubblici alla Tecnoimpianti riguardassero anche l'Aceto. Siffatta conclusione, fondata su una lettura pregiudiziale delle intercettazioni, appare forzata, tenendo conto anche della vicenda relativa al Palazzetto, in cui è emersa - dalle intercettazioni - una evidente autonomia dei titolari dell’azienda nella gestione delle trattative con i pubblici dipendenti».

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