«Non siamo riusciti ad afferrarli». È un racconto carico di emozione, talvolta raccapricciante quello effettuato ieri mattina dai superstiti della sciagura del Raganello. La mente, ma anche il cuore sono saliti nuovamente sull'ascensore di un ricordo assolutamente devastante, fatto dalle persone che hanno rivissuto materialmente l'arrivo dell'onda di piena e, per certi versi, anche la scomparsa dei propri cari. È una sorta di “muro di fango” quello raccontato fedelmente dal primo teste, vale a dire Saverio Guarascio, il quale ha fatto cenno all'arrivo di un vento freddo subito prima dell'arrivo dell'onda mortale. L'uomo era lì, insieme alla moglie, per trascorrere qualche ora di relax nella parte bassa del Raganello, torrente che, a causa delle cattive condizioni meteo, in particolare nella zona a monte di di San Lorenzo Bellizzi, avrebbero generato un'onda di piena capace di travolgere la vita di 10 persone e di generare il ferimento di altre 11. Il pubblico ministero e parte civile, ma anche soprattutto le difese si sono concentrate soprattutto sulle condizioni meteo registrate al momento dei fatti e sulle azioni di allerta effettuate dai responsabili delle società che si occupavano delle passeggiate organizzate a pagamento o meno nelle gole del Raganello. I sopravvissuti hanno chiaramente avuto la forza di salvarsi, in particolare salendo su un grosso masso posto sul letto del Raganello, a poche decine di metri dal Ponte del Diavolo, quindi riprendere con video e del materiale fotografico che adesso è transitato nel fascicolo del dibattimento.
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