La terra dei pentiti. La nostra provincia conferma d’essere l’area della Calabria con il maggior numero di collaboratori di giustizia. La scelta di Danilo Turboli, 36 anni, di lanciarsi tra le braccia dei magistrati antimafia della procura di Catanzaro, apre nuovi scenari sui clan “confederati” attivi nell’area urbana di Cosenza e Rende. Turboli è stato l’«azionista” al servizio di Roberto Porcaro - elemento apicale delle cosche bruzie - e conosce amicizie, legami, comparaggi e connivenze politiche del boss ritenuto braccio destro del padrino ergastolano Francesco Patitucci.
Il nuovo pentito è affidato alle “cure” del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e dei pm Vito Valerio e Corrado Cubellotti. Le sue dichiarazioni serviranno a rafforzare il quadro indiziario emerso con la maxinchiesta “Reset” e sembrano destinate al attualizzare ulteriormente la mappa degli interessi mafiosi esistenti nel comprensorio del capoluogo. Danilo Turboli è depositario pure di “segreti” riguardanti le ’ndrine e alcuni fatti di sangue avvenuti negli ultimi dieci anni.
Prima di lui avevano scelto di “cantare” Celestino Abbruzzese, detto “Micetto” e la moglie, Anna Palmieri. Abbruzzese è un “figlio d’arte” perchè il padre Fioravante Abbruzzese, conosciuto come “banana”, è stato condannato a 25 anni di galera per omicidio nell’ambito del maxiprocesso “Timpone rosso”, mentre due fratelli sono costretti a scontare pene definitive: Armando, 25 anni e Antonio 12.
La moglie, Anna, è altrettanto importante: è stata lei a spiegare ai magistrati della Distrettuale antimafia di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri,, come i clan cosentini e rendesi avessero deciso di spartirsi i soldi derivanti dai lavori di costruzione della metropolitana leggera, Prima che un solo operaio mettesse piede lungo il tragitto previsto, boss e picciotti avevano pianificato spartizioni e incassi.
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