Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Clementine: la crisi frena la produzione dell’“oro arancione” di Sibari

Costi di gestione alle stelle e imprenditori in difficoltà. Le anomalie del prezzo di mercato delle clementine

L’oro arancione della Sibaritide. Un tesoro che, di questi tempi, viene esportato in tutto il mondo, riempiendo i reparti dell’ortofrutta dei supermercati e portando sulle tavole a Natale un pezzo di Calabria e delle sue eccellenze enogastronomiche.
Ma non è tutto oro quello che luccica. Sono molti i problemi che attanagliano i produttori, in particolare quelli con aziende di piccola e media dimensione. Difficoltà aumentate a dismisura a causa dell’aumento dell’inflazione che si è avuta sia nel periodo del Coronavirus sia, soprattutto, ora a causa del conflitto russo-ucraino. Una situazione che si è tradotta in un aumento esponenziale dei costi di gestione, delle materie prime, dei costi del carburante e dell’energia. Incrementi acuiti anche dalle alte temperature che si sono registrate fino a pochi giorni fa e che hanno richiesto ulteriori spese per l’irrigazione. D’altronde con clementine e agrumi, nella Sibaritide, si fa tutto: consumo fresco, succhi, marmellate, confetture, bevande, liquori e canditi. Un indotto che, tra coltivazione e lavorazione, rende l’agricoltura insieme al turismo i due maggiori elementi su cui si basano l’economia e il futuro di tutta l’area. Parlando di clementine, ad esempio, basti considerare che la varietà “Isa”, della famiglia delle clementine comune, nella Sibaritide e in particolare nell’area di Caccianova (nel comune di Cassano Jonio) è la migliore al mondo perché è lì che raggiunge l’eccellenza nelle qualità organolettiche tanto da renderla tra le più ricercate al mondo.

Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria

Caricamento commenti

Commenta la notizia