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Cosenza, medici in fuga dal 118 e pazienti a rischio

Il taglio del personale del servizio di emergenza sanitaria genera sfiducia nella popolazione e spesso i due soli operatori rischiano l’incolumità davanti alla rabbia di familiari insoddisfatti

File di ambulanze al pronto soccorso di Cosenza

Il progetto “chiavi in mano” del nuovo “118” calabrese è sbocciato lunedì, alla Cittadella, nel corso di un incontro, concluso dalla simulazione dell’intervento di soccorso perfetto, secondo il copione di un reality show molto apprezzato, soprattutto da organizzatori e presenti. Certo, il mondo reale è ben altra cosa all’interno di un paesaggio disfatto nel quale è precipitato il sistema salute in Calabria. Qui la sanità è un’eredità scomoda dei vari governi che si sono alternati negli ultimi tredici anni collezionando un fallimento dietro l’altro. E Occhiuto continua a ricordarlo nei suoi interventi secondo una liturgia quasi ossessiva. Il passato è, in effetti, una zavorra che disegna incerte geometrie in mezzo alle macerie e all’abbandono. Difficile ripartire. E così anche l’emergenza sanitaria continua ad essere un servizio affidato alla buona volontà e al coraggio del suo eroico personale. Da ognuno di loro dipende la vita e la morte della gente che vive in questa nostra terra.

In fuga dal 118

C’è un problema di medici nel servizio d’emergenza urgenza, definitivamente naufragato dopo la riforma. Il sistema era impalcato, prevalentemente, sui precari storici a convenzione, uguali doveri di dipendenza con i colleghi a tempo indeterminato, ma diritti limitati in assenza di coperture previdenziali. Per vent’anni hanno firmato rinnovi di sei o di dodici mesi. Accordi in regime di convenzione a 38 ore settimanali, che spesso diventavano 42. Si sacrificavano, giorno e notte, aspettando una stabilizzazione che non è arrivata. Col Covid, quello del medico del 118, si è trasformato in un impiego a tempo pieno e carico di complicazioni, con le corse a casa di pazienti positivi e sistemi di protezione precari. Senza tutele e con poche gratificazioni è cominciata la fuga. Via dal 118 cercando una sistemazione nella medicina generale o, al massimo, nella continuità assistenziale in attesa dei concorsi negli ospedali. Intanto, però, il sistema dell’emergenza territoriale è finito in ginocchio con un solo medico per turno da Cosenza a Rende, che dal primo dicembre, è in servizio sull’automedica. Sulle altre rotte dei soccorsi viaggiano le ambulanze con un solo infermiere e un autista-barelliere ma non soccorritore come prescrivono le linee guida. Il terzo uomo non è una opzione contemplata dalle linee guida per motivi di spesa.

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