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Truffa nel Reggiano, sequestrate auto di lusso. Coinvolto un 44enne cosentino

Un’Aston Martin, un’Alfa Romeo Giulia e due Audi (un’A6 e una Rs6), un parco auto lussuoso del valore di mezzo milione di euro acquistato con presunti proventi illeciti derivanti da una truffa ai danni di quattro persone. È quanto sequestrato dalla guardia di finanza di Reggio Emilia ad un 44enne procacciatore d’affari nel settore immobiliare - incensurato e originario della provincia di Cosenza, privo di legami con la criminalità organizzata e residente a Rubiera, nel Reggiano - indagato con l’accusa di truffa ed evasione fiscale in concorso con un amico presunto complice, 71 anni, incensurato, nato a Casalgrande e residente anch’egli a Rubiera, sempre nel Reggiano, il quale secondo gli inquirenti faceva da intermediario assieme al procacciatore.

L’inchiesta - coordinata dal sostituto procuratore di Reggio Emilia, Piera Cristina Giannusa e dal procuratore capo Gaetano Calogero Paci nonché condotta dal nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle guidato dal tenente colonnello Maria Concetta Di Domenica - è stata avviata dopo la denuncia di quattro parti offese, tra cui un imprenditore di Rubiera, il quale ha raccontato di aver consegnato circa un milione di euro al procacciatore d’affari per un investimento immobiliare senza però ottenere alcun ritorno. Gli altri tre hanno confermato che l’affarista si presentava come procuratore di un fondo comune di investimento, promettendo operazioni nei territori di Reggio Emilia e Piacenza che avrebbero fruttato grazie ad una successiva cessione a terzi. Ma una volta ricevuti i bonifici, l’affarista non avrebbe effettuato però alcuna operazione tenendosi i soldi. Sono così scattate le perquisizioni e nell’ambito di queste sono state scoperte le preziose automobili nel garage dell’abitazione del procacciatore, sequestrate perché la società intestataria a lui riconducibile risulta incongrua rispetto alla posizione fiscale. Inoltre si presume che le vetture fossero state acquistate coi proventi della presunta truffa peraltro in evasione d’imposta.

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