L’offensiva. Negli anni scorsi la città del Pollino s’è ritrovata al centro d’una serie d’intimidazioni. Incendi notturni hanno danneggiato imprese commerciali locali che avrebbero dovuto così essere piegate alle sinistre logiche del “pizzo”. Il clima per alcuni mesi è stato di vero e proprio terrore.
Le denunce delle vittime e l’intervento dei carabinieri hanno interrotto la scia di attentati. È partita una inchiesta condotta dalla procura di Castrovillari che ha svelato quanto stava accadendo: un gruppo di giovani cassanesi aveva messo gli occhi (e le mani) sulla comunità per “colonizzarla” criminalmente. Intercettazioni, appostamenti e pedinamenti hanno consentito alla magistratura inquirente di ricostruire l’esatto quadro che stava determinandosi. Sono seguiti gli arresti e poi le condanne in primo e secondo grado. Poi, è stata la Cassazione ad apporre il sigillo finale - dal punto di vista giudiziario - sulle “infuocate” notti castrovillaresi.
Nel 2021 il gruppo di “giovani leve cassanesi” - così le definì in aula il sostituto procuratore generale Salvatore Di Maio - venne giudicato responsabile dei ripetuti attentati compiuti nel cuore pulsante della città. La ricostruzione fatta con l’inchiesta denominata “Nerone” - dal nome dell’imperatore che bruciò la Città Eterna - apparve ai giudici di appello pienamente credibile. E le condanne inflitte in quell’occasione sono diventate definitive.
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