Cos’è la sanità in Calabria? Progetti che entrano ed escono dalle stanze dei bottoni per pareri, visti, consulenze, bolli. Carta, tanta carta e inchiostro. Previsioni incerte di spesa, e altre spese che sono invece certe per pagare chi ha fatto le previsioni che non potranno mai diventare progetti perché non ci sono risorse. Ma ci sono annunci, promesse. È la sintesi di tredici anni di Commissariamento che hanno ridotto gli ospedali a un sentiero di pietre e di spine in mezzo al quale sono obbligati a transitare i calabresi in cerca di cure. Un declino che il governatore Roberto Occhiuto sta cercando di ostacolare per restituire dignità e credibilità a un sistema salute sprofondato nell’emergenza. L’“Annunziata” è il simbolo del declino dell’assistenza nel Cosentino. Il suo destino è stato segnato dai piani di rientro di commissari che hanno individuato la soluzione di rilancio attraverso tagli. Sforbiciate che hanno generato il crollo dei lea. L’ospedale delle alte specialità, dell’eccellenza nelle cure, è ridotto a una bolgia, con pazienti in fila nel Pronto soccorso e negli altri reparti più esposti.
Fabbisogno
La rimodulazione dei fabbisogni pensata da chi ha malgovernato, in passato, tra Cosenza e Catanzaro immaginando una pianta organica complessiva, tra medici, infermieri, oss e tecnici, di circa 2.100 dipendenti. In servizio, attualmente, ce ne sono circa 1.700. E cioè: 400 unità in meno rispetto a una necessità che non tiene conto degli accorpamenti nelle aree di degenza. Lo spiega il segretario regionale del sindacato Anaao-Assomed, Luigi Ziccarelli: «L’attuale consistenza del personale medico e del comparto in servizio in ospedale è ben al di sotto del reale fabbisogno. Con la riduzione dei posti letto è sceso anche il fabbisogno del personale. E ciò ha generato l’intasamento in Pronto soccorso. Sappiamo che il commissario Vitaliano De Salazar è al lavoro. Serve tempo per valutare il suo operato».
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