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Cetraro, Aieta ha rischiato di finire in carcere

Per l’ex consigliere regionale e gli altri sette indagati per corruzione era stata chiesta dalla Procura la detenzione dietro le sbarre

La voglia di parlare. L’ex consigliere regionale Giuseppe Aieta sarà interrogato dal gip di Paola, Maria Rosaria Misiti, lunedì mattina. Arriverà a palazzo di giustizia accompagnato dal suo avvocato, Vincenzo Adamo.
L’esponente politico è sottoposto a divieto di dimora in Calabria ed ha rischiato di finire dietro le sbarre. Il procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni, aveva chiesto l’arresto per corruzione sia dell’ex primo cittadino di Cetraro che dei sindaci di Acri, Pino Capalbo e Longobucco, Giovanni Pirillo, dell’imprenditore roggianese Emilio Morelli, dell’amministratore della Sateca, Dante Ferrari, dell’azionista della medesima società affidataria della gestione delle Terme Luigiane, Giuseppe Tucci, del dipendente Mario Schiavoni e del medico e imprenditore nel campo della sanità privata, Giuseppe Chiaradia. Il Gip ha ritenuto tuttavia di applicare una misura cautelare gradata ad Aieta rigettando, per incompetenza territoriale, le istanze riguardanti gli altri indagati. Il prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, ha sospeso ieri l’esponente politico dal ruolo di consigliere comunale di Cetraro. Nell’ordinanza di custodia cautelare si sostiene che l’ex consigliere regionale si sarebbe attivato in favore della Sateca perchè venisse prorogata la concessione per la gestione delle Terme in cambio di sostegno elettorale; di aver promesso la nomina nella struttura regionale speciale di Pino Capalbo ed Emilio Morelli e la redazione di un contratto di collaborazione per il figlio di Giovanni Pirillo sempre con l’obiettivo di ottenere sostegno elettorale; e di essersi interessato per risolvere questioni burocratiche e amministrative in favore di Chiaradia, in cambio di voti alle Regionali del gennaio 2020. La pubblica accusa basa le proprie tesi su centinaia di conversazioni intercettate e sull’acquisizione di una montagna di atti.

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