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Condannati i sequestratori dell’hacker di Trebisacce

Prelevarono il 39enne minacciandolo con una pistola. Il tecnico informatico era accusato di truffa

L' avevano sequestrato per tre giorni e portato da Firenze a Cerveteri centro del nord est di Roma, per estorcergli danaro, i giudici della Corte d’Assise di Firenze hanno condannato a 4 anni e mezzo di carcere per rapina ed estorsione in concorso tra loro, i due aguzzini di un uomo di Trebisacce, Lello Atene 39 anni, a sua volta già condannato in maniera definitiva per truffe informatiche ed altri reati e difeso dall’avvocato Giovanni Brandi Cordasco Salmena del foro di Castrovillari. A coordinare il processo che ha avuto eco in tutt'Italia, è stato il sostituto procuratore della Dda di Firenze, Egidio Paolini. La cronaca porta indietro al mese di novembre del 2019. Atene era sia imputato che parte offesa, ma dalle imputazioni a suo carico è uscito assolto. All’epoca dei fatti, il trebisaccese si trovava a Firenze per motivi di studio. Tecnico informatico, Atene il 14 ottobre del 2019 venne condotto, sotto la minaccia d’una pistola, dalla sua abitazione fiorentina di Via Canto del Rivolto, a Cerveteri, nel romano. Condannati a 4 anni e sei mesi di reclusione, a 5mila euro di multa e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni i due imputati, Faris Balub di 29 anni e Alessio Rosati di 31, entrambi di Cerveteri. L’intento dei due era quello di convincere Atene a restituire alcune migliaia di euro pagategli da un gruppo criminale internazionale per una mega truffa on line al fine d’ottenere password che consentissero l’accesso abusivo ai codici delle vincite di slot machine ed a restituire denaro usato per compiere truffe on line a strutture ricettive con carte di pagamento elettroniche falsificate o alterate del cui utilizzo Atene non era autorizzato. Ciò, in forza delle competenze informatiche di Atene, che ha una condanna definitiva a 3 anni e 4 mesiproprio per utilizzo indebito e falsificazione di carte di credito e di pagamento. I due riconosciuti colpevoli in primo grado, s’erano impossessati del computer e dello smartphone di Atene.

 

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