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Cosenza, dal carcere ai campi per capire che è possibile tornare a vivere

Esperimento d’agricoltura sociale per detenuti della Caritas diocesana nell’area urbana

Area urbana solidale, accogliente, con le mani tese ad aiutare chi ha bisogno. A cominciare da quanti hanno sbagliato e si trovano a scontare una pena detentiva, ma sperano di riuscire a costruirsi una vita normale, che, una volta liberi, permetta loro di non inciampare di nuovo. Perché avere una possibilità è passo fondamentale per mettere da parte tentazioni più o meno gravi. Ne sono convinti, poiché lo hanno verificato personalmente, i volontari dell’associazione “Casa nostra”, braccio operativo della Caritas diocesana, da tempo impegnata in questo delicato ambito della vita sociale.
Non solo un tetto “Casa nostra”, guidata da Pino Salerno, è pronta ad aprire le porte di un’altra casa destinata ad accogliere detenuti o ex detenuti interessati a provare a chiudere per sempre con un passato carico di errori e sofferenze, brutte strade e pessime compagnie. Ci sono già accordi di collaborazione con il Tribunale e l’Ufficio esecuzione penale esterna (Uepe) di Cosenza. Sarà presto inaugurata a Castrolibero e oltre a garantire un tetto a una decina di donne e uomini che hanno problemi con la giustizia, punterà anche sulla rieducazione lavorativa grazie a un intervento di agricoltura sociale. E non solo. Perché all’impegno nei campi si spera di aggiungere un laboratorio di trasformazione dei prodotti agricoli, sempre quelli da loro stessi coltivati. Si tratta d’un progetto finanziato grazie ai fondi 8 xMille della Chiesa italiana ed è fortemente voluto dal direttore della Caritas diocesana don Bruno Di Domenico.

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