La “tecnica” investigativa paga. Sempre. In casa di Rocco Gioffrè, 75 anni, massacrato con 37 coltellate da Tiziana Mirabelli la mattina di “San Valentino”, sarebbero state individuate diverse tracce ematiche. La circostanza singolare è che una macchia di sangue è stata individuata proprio al portone d’ingresso e l’altra sotto la cassaforte.
Si deduce che una persona con delle ferite è entrata in contatto con i due diversi ambienti dell’abitazione. Quando? Non sarà difficile scoprirlo esaminando le immagini riprese dalla telecamera di sorveglianza che il pensionato aveva installato sopra la porta d’accesso all’appartamento. A segnalare la presenza - poi riscontrata - del liquido ematico ai carabinieri del maggiore Antonio Quarta, sono state le figlie dell’anziano, Francesca e Giovanna.
E sempre le due sorelle hanno raccontato dei messaggi ricevuti la mattina della morte del genitore sui loro telefonini. Messaggi inviati dal cellulare (poi misteriosamente scomparso) del padre. Chi ha seminato le macchie di sangue era probabilmente in possesso non solo dello smartphone della vittima ma pure del mazzo di chiavi della casa di Gioffrè (svanite nel nulla) che conteneva pure la “chiavetta” capace di aprire la serratura della cassaforte. Una cassaforte trovata vuota, in cui l’uomo aveva messo da parte i soldi necessari a sostenere le spese di un intervento chirurgico al quale doveva sottoporsi un prossimo congiunto.
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