Eliminare tutte le zavorre per provare a ricostruire il volto di una sanità efficiente. L’auspicata normalità, pietra angolare del manifesto politico del nuovo commissario Vitaliano De Salazar, rappresenta il ritorno a Itaca di un ospedale che il lungo soggiorno nel piano di rientro ha trascinato in mezzo agli smottamenti di un inarrestabile declino. Il processo di riorganizzazione sembra fermarsi sempre lì, nel punto cieco dell’ospedale, quel Pronto soccorso che fatica a riemergere dalle sabbie mobili del passato. E, in queste ore, proprio la prima linea è tornata ad essere luogo simbolo di una santità che si muove senza rotta. La storia riparte da quelle stanze dove ieri pomeriggio, poco dopo le 14.30, si è presentata una giovane donna con un dolore alla nuca dopo un incidente stradale, fortunatamente non grave. L’infermiere al triage le assegna il colore bianco e contemporaneamente le spiega: «Purtroppo le toccherà aspettare un po’ perché l’ultimo medico dedicato ai casi meno impegnativi ha concluso il servizio poco fa. Dunque, non posso mandarla nell’area dei “codici bianchi”, sarà costretta a mettersi in fila con insieme ai pazienti più gravi». Dunque, comincia per la giovane donna l’attesa infinita dentro quelle stanze dove dolore e sofferenza si impastano dentro corpi provati dalla malattia.
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