Protesta del movimento "La Base" dopo la tragica morte di Eugenio Bisogni. "L'ennesima vita stroncata dalla malasanità e fa riflettere quanto possa apparire normale una notizia come questa, alle nostre latitudini. Un ragazzo di ventinove anni può morire a partire da un'infenzione non curata bene? SI. In Calabria, in Italia, è normale. Si può morire perché non si dispone di una barella adatta al trasporto di una persona con un caso clinico particolare? È davvero possibile continuare ad affidarsi alla fortuna quando l'ambulanza che sta venendo a prenderti deve percorrere oltre 50 minuti di strada provinciale?
Non spetta a noi rintracciare colpevoli fisici - scrivono i rappresentanti del movimento - ma dobbiamo gridarlo a gran voce e senza assuefarci che un'altra persona è morta a causa di un diritto negato!
Quante altre ne dovranno morire prima che dalle parole si passi ai fatti? La nostra rabbia è tanta e l'unico strumento davvero utile al contrasto di questo sistema marcio risiede nelle nostre mani. Lo smantellamento della sanità pubblica non si fermerà, le nuove manovre, tra cui l'autonomia differenziata, incombono su territori già devastati come la Calabria, e sarà l'ingiustizia a far da padrona.
Ogni strage fa levare la maschera ai burocrati del potere, a prescindere che si muoia in mare, in ospedale o sul luogo di lavoro, le persone sono trattate sempre più come dei numeri in bilancio. Non troviamo pietà, vergogna, senso di giustizia. È evidente che per chi dovrebbe garantire i nostri diritti ogni morte rappresenti un mero terreno di scontro politico, un'occasione per scambi di opinioni di basso calibro. Le esperienze ce lo insegnano. Con rabbia, chiediamoci fino a che punto ancora si può accettare tutto questo!"
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