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A Cosenza percorsi tattili distrutti lungo l’isola pedonale

I sentieri riservati ai non vedenti privi di molti pannelli. Un’opera che garantiva la mobilità dei ciechi

Nel giro di otto anni i percorsi tattili fatti installare dall’Amministrazione Occhiuto sono diventati quasi inutili. Buona parte dei pannelli su corso Mazzini sono fuori dal “binario”, divelti oppure irrimediabilmente danneggiati. Fatti a pezzi da operai e mezzi che di volta si trovano sull’isola pedonale per lavori o per l’organizzazione di grandi eventi. Le corsie preferenziali per i ciechi in più punti sono interrotte. I pannelli di forma quadrata o rettangolare rotti si trovano abbandonati in alcune traverse. O tra le aiuole. Inservibili. I percorsi erano andati mano mano deteriorandosi già durante la precedente consiliatura. Solo parzialmente erano stati rimessi a posto. Peccato perché si trattava di un’opera utile per i ciechi che frequentano corso Mazzini. Dovrebbero avere migliore fortuna i percorsi tattili realizzati lungo il Parco del Benessere, su via Mancini, non fosse altro perché fatti in cemento, un materiale indistruttibile.
I percorsi tattili di corso Mazzini sono stati una delle priorità della prima legislatura targata Mario Occhiuto: quella di andare incontro alle esigenze dei non vedenti.
L’amministrazione comunale si era subito attivata affinché venissero realizzati. Anche quando l’isola pedonale ha trovato la sua naturale prosecuzione verso piazza Bilotti sulla pavimentazione sono stati realizzati i sentieri di colore panna in grado di guidare i non vedenti. Molti cosentini ricorderanno quella mattina del mese di maggio 2017 quando lo stesso sindaco Mario Occhiuto, accompagnato dai vertici territoriali dell’Unione ciechi, l’allora presidente Pino Bilotti, volle sperimentare la funzionalità e l’utilità dei percorsi tattili riservati ai non vedenti. Una simulazione, con tanto di benda sugli occhi e bastone. Occhiuto testò il percorso tattile e sonoro installato in tutto il centro cittadino, tra la curiosità della gente.
Quei sentieri dovevano servire a facilitare la passeggiata dei ciechi lungo il corso principale del capoluogo fermandosi davanti alle statue del Museo all’Aperto. Un percorso di ben cinque chilometri che è andato mano allungandosi. Cosenza doveva diventare la città più accessibile d’Italia per le persone non vedenti. E per un certo periodo dobbiamo dire che lo è stata. Un microchip innovativo sfruttava i dispositivi posti al suolo che reagivano al passaggio del bastone utilizzato dai non vedenti, in cui veniva inserita un’apposita tecnologia di riconoscimento. I microchip inviavano così impulsi elettrici, che venivano raccolti dal bastone e inviati al cellulare dell’utilizzatore. Grazie ad un database inserito nel telefonino, il codice inviato dall’impulso radio veniva abbinato a un’apposita frase che segnalava al non vedente ostacoli, negozi o semplici informazioni tramite un auricolare bluetooth.
Tutto finito. Con il passare del tempo, l’incuria, la trascuratezza, l’inciviltà, gli agenti atmosferici, la scarsa attenzione di quanto a volte passano a bordo di veicoli su corso Mazzini, hanno contribuito a scrivere la parola fine a questo straordinario strumenti. Fa rabbia vedere quei pannelli (molti forse non sanno nemmeno cosa siano) sparsi qua e là sull’isola pedonale. Costati tra l’altro un bel po’ di soldini.

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