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L’olio prodotto a Capaci consegnato ai vescovi cosentini

L’iniziativa a Cosenza promossa dalla Polizia. Le ampolle saranno utilizzate per compiere i battesimi pasquali

La Polizia e la Chiesa. Vicine in nome della lotta alla subcultura criminale e, soprattutto, vicine in nome dei tanti martiri, civili e religiosi, caduti per fronteggiare lo strapotere delle mafie. Una vicinanza e una comunione d’intenti che trovano conferma nella terra dove Papa Francesco, per la prima volta nella storia del pontificato, ha “scomunicato” i mafiosi. Accadde nel giugno del 2014 quanto il Pontefice andò a Cassano per visitare i luoghi in cui era stato prima ucciso e poi dato alle fiamme insieme con il nonno e una donna musulmana, un bambino di appena tre anni, “Cocò” Campolongo. Jorge Bergoglio prese la parola davanti a una sterminata folla di 250.000 fedeli e mise la mafia «fuori dalla comunione con Dio». Nessun Papa prima di lui aveva osato tanto. Da quel giorno d’estate tantissime cose sono cambiate nelle diocesi e nelle parrocchie come testimoniano importanti decisioni assunte negli ultimi anni.
Ed è proprio nell’Alta Calabria dove l’atto pontificale di “scomunica” è stato formalizzato, che sabato si realizzerà una simbolica quanto significativa iniziativa. In questura, ricordando il trentunesimo anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio, verrà consegnato ai vescovi del Cosentino l’olio prodotto dagli ulivi piantati dove venne catapultata l’auto del giudice Giovanni Falcone. Sarà l’associazione “Quarto Savona 15” - questa era la sigla della vettura di scorta del magistrato - a consegnare ai presuli le ampolle. «L’olio» ha detto il questore Michele Maria Spina «potrà essere usato nei riti di battesimo che si celebreranno a Pasqua. È un olio che la Polizia, d’intesa con la Conferenza Episcopale Italiana, intende donare a tutte le diocesi in segno di vita e di salvezza».

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