L’Italia dei treni sfuma nell’ultima galleria a sud dello scalo di Maratea Marina, in Basilicata. Da lì, da quella porta del tempo, comincia un’altra Italia. Benvenuti in Calabria, annunciano i tabelloni. Già, benvenuti nella terra dei ritardi che i politici da sempre hanno riempito solo di promesse. Oltre quel limite, le gloriose “Frecce” di Trenitalia diventano, nella migliore delle ipotesi, freccette, lente, più lente persino delle vecchie littorine che bruciavano chilometri, avanti e indietro su quelle stesse strade ferrate.
L’odissea di Paola
Venerdì sera l’intercity da Roma giunge col solito ritardo allo scalo di Paola. Dal treno scende una dozzina di passeggeri. Gente di corsa corre verso il binario dove dovrebbe trovarsi il convoglio regionale che si muove su e giù da Cosenza verso il mare. Sorpresa: «Il treno non c’è». Il personale della stazione, imbarazzato, comunica che ci sarà da attendere in stazione un’oretta. L’altro locale, quello delle 21.48, aveva fretta è ripartito verso Vaglio Lise senza aspettare la coincidenza. E così a Cosenza, i malcapitati sono rientrati grazie a un familiare o a un amico.
La doppia beffa
Qualche minuto più tardi l’altoparlante della stazione annuncia l’arrivo di un altro treno a lunga percorrenza, il Bolzano-Sibari. A Paola c’è lo scalo prima di proseguire verso lo Jonio. A terra trenta-quaranta persone tra adulti e bambini. Il regionale per Lamezia? A quell’ora non c’è. E non solo a quell’ora. Nessuno ha mai pensato di far coincidere un convoglio verso Sud, come se la tratta fosse vietata a chi abita a Lamezia, Vibo o Reggio. E così, venerdì sera, è finita che gli sventurati utenti di Trenitalia hanno dovuto noleggiare un bus privato da una scuola calcio di Fuscaldo per riuscire nell’impresa di far ritorno a casa. La sorpresa finale, però, è stata riservata a chi ha proseguito il viaggio fino al capolinea di Sibari.
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