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Terremoti, ecco le regole salvavita del comune di Cosenza

potizzati due scenari: quello notturno meno severo ma più probabile, di giorno previsti più rischi L’assessore Buffone: «Il documento si occupa anche di alluvioni con la mappa delle aree più esposte»

C’è un mondo nascosto, un mondo compresso tra le fragili ossa della terra che non smette mai di agitarsi. I suoi tremori risalgono all’improvviso, qualche volta sembrano ruggiti, qualche altra, invece, sono timidi sussulti che non assomigliano a niente. Ma i movimenti non si fermano mai nella pancia inquieta del Cosentino. I sussulti sono l’impronta di un territorio che è considerato a rischio elevato perché le fratture nel grembo della terra sono vertigini che seguono schemi reticolati. Non c’è mai stata logica negli scuotimenti improvvisi, non c’è mai stata una regola e nemmeno un orario o un periodo prestabilito. Di certo, c’è solo la memoria dei terremoti che nella storia di Cosenza e della sua provincia hanno portato morte e distruzione. Una memoria sbiadita dal tempo che rivive negli abissi umani di una terra che ha dimenticato gli effetti dei cataclismi sulle città e sulla popolazione. Cosenza è stata più volte violentata dal sisma. Su molti dei suoi palazzi del centro storico sopravvivono ancora oggi i segni delle ferite del sisma. Edifici che faticano a stare in piedi anche solo dopo un temporale. Qualche anno fa, il rettore emerito dell’Unical, Gino Mirocle Crisci, intervenendo in un dibattito, accese i riflettori sui pericoli che vive chi risiede nel perimetro della Cosenza più antica: «Dovremmo dare un’occhiata alle colline su cui poggia il centro storico. C’è il rischio che il terremoto del 1908 abbia deteriorato le malte utilizzate per la costruzione degli edifici». Del resto, tutta la Calabria è una terra fragile, proprio come gran parte delle sue costruzioni, pubbliche e private. Ansie certificate già nel 1999 dal rapporto Barberi, un dossier che disegnava la mappa degli immobili da evitare in caso di crisi sismica. Un patrimonio di informazioni che è rimasto ignorato per lungo tempo. Poi, dopo L’Aquila (309 vittime, più di 1.600 feriti e oltre 80mila sfollati), le istituzioni hanno cominciato a lavorare sui piani locali di Protezione civile. Quello di Cosenza è stato appena licenziato in Commissione e presto arriverà in aula per l’approvazione. Sarà il primo Municipio in Calabria a dotarsi dello strumento che attua le linee guida disposte dalla Regione nel 2019.

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