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Cosenza, il boss “confederato” e la terra dei pentiti

Roberto Porcaro capo di un gruppo di ’ndranghetisti è stato tirato in ballo da numerosi collaboratori di giustizia

Roberto Porcaro

La terra dei pentiti. La provincia di Cosenza è l’area della Calabria con il più alto numero di collaboratori di giustizia. Dal 1993 fino a oggi è stata una processione di boss e picciotti messisi in fila per finire tra le braccia dello Stato. Dai fratelli Dario e Nicola Notargiacomo, assassini rei confessi del direttore del carcere di Cosenza, Sergio Cosmai, ai capibastone Franco Pino, Peppino Cirillo, Francesco Saverio Vitelli, Franco Bevilaqua e Tonino Forastefano; agli “azionisti” Franco Garofalo, Peppino Vitelli, Umile Arturi e Aldo Acri. Eppoi i “contabili”: Vincenzo Dedato, Francesco Tedesco, Salvatore Lione, Luciano Impieri cui si sono aggiunte figure con cognomi ingombranti come, per esempio, il paolano Giuliano Serpa. In mezzo tanti altri personaggi del sottobosco criminale.

La Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, ha incassato negli ultimi tre anni, alcuni “pentimenti” importanti, primo fra tutti, quello di Nicola Acri, detto “occhi di ghiaccio”, diventato incontrastato “signore” del Rossanese. A lui s’è poi aggiunto nella città capoluogo, Celestino Abbruzzese che con la moglie, Anna Palmieri, ha aperto un varco nella temuta e ben organizzata criminalità nomade; nella Valle dell’Esaro ha saltato invece il fosso Roberto Presta, cugino dell’irriducibile padrino ergastolano, Franco, e fratello del “reggente” del clan, Tonino.

È stata però la maxinchiesta “Reset” a produrre, nel volgere di pochi mesi, le collaborazioni di Danilo Turboli e Ivan Barone, “soldati” delle cosche “confederate” operanti tra Cosenza e Rende. L’uno e l’altro hanno indicato nomi di capi e referenti e settori di operatività delle singole ‘ndrine. L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e dai pm antimafia Vito Valerio e Corrado Cubellotti, ha colpito la direzione strategica e l’ala militare della ‘ndrangheta attive tra i fiumi Crati e Busento e il torrente Campagnano.

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