Fra i tanti paradossi della sanità calabrese c’è anche quello dei medici “imboscati” che molto spesso si farebbero trasferire negli uffici amministrativi per motivi di salute o di incompatibilità con la stessa mansione per la quale erano stati assunti.
E, mentre le corsie si svuotano, negli uffici si rischia il sovraffollamento. Ma quanti sono questi medici? Almeno 62 le unità di personale sanitario impiegato in attività rientranti nel ruolo amministrativo o comunque adibito a mansioni diverse da quelle per le quali è stato assunto e almeno 508 le unità di personale sanitario con inidoneità certificata o idoneità con prescrizioni limitanti per lo svolgimento delle mansioni per la quale è stato assunto.
Questi i dati parziali del report, riferiti al personale in servizio negli ospedali calabresi, che ieri mattina il consigliere regionale Davide Tavernise del M5S ha illustrato durante una conferenza stampa a Rende. «Un esercito di medici e infermieri imboscati, sottratti in tutto o in parte alle corsie e destinati a ruoli amministrativi», ha detto Tavernise. Continuando: «Il sistema sanitario regionale nella maggior parte dei casi ha spostato alcune unità per problemi fisici, in altri per problemi anche psicologici. Molti hanno abbandonato le corsie per sedersi dietro una scrivania, altri invece hanno delle limitazioni importanti che compromettono l’andamento di un reparto. Ne ho trovati centinaia che non possono svolgere, ad esempio, i turni notturni, le reperibilità o addirittura non possono prendere dei pesi.
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