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Cosenza, sanità senza medici: intere aree a rischio cure

Le guardie spesso non garantiscono il servizio e per le emergenze l’elisoccorso sostituisce le ambulanze non medicalizzate

Il Pronto soccorso dell'ospedale Annunziata di Cosenza

Il margine pericoloso di questa storia corre dentro il Cosentino, una provincia sterminata dove l’emergenza sanitaria è pane quotidiano. Non si può star male, soprattutto, nei piccoli comuni dove spesso, col medico di famiglia non è garantita neanche la continuità assistenziale. E così, spesso, capita di dover affidarsi al 118 che, pure, presenta una pianta organica raggrinzita con appena 76 medici in servizio sui 150 previsti (per non parlare di infermieri e autisti). Manca una metà dei camici bianchi e quella metà che c’è viene utilizzata secondo una mappa dei bisogni stabilita dalla centrale operativa. Il medico viene inviato sugli interventi più gravi, agli altri ci pensa un infermiere, come spiega il capo dell’organizzazione sanitaria dell’Asp, Martino Rizzo. «Non riusciamo a garantire il medico a bordo di ciascuna ambulanza. Ciò che riusciamo a fare, grazie alla determinazione del commissario Antonello Graziano, e con grande sacrificio è garantire almeno un medico per un’area vasta territoriale. Ed è per questo che in caso di più interventi sullo stesso territorio, siamo costretti a far alzare l’elisoccorso anche per casi non completamente da eliambulanza. Ma è una scelta per garantire soccorsi tempestivi e con medico a bordo. In questo momento siamo in fase di revisione. L’Asp di Cosenza ha l’incarico di riorganizzare il servizio in tutta la Calabria. Lo stiamo facendo confrontandoci con realtà più virtuose del Nord. Aree dove, credetemi, dove non mancano i problemi».
I Pronto soccorso sotto assedio sono l’effetto più evidente di una rete territoriale colabrodo. L’impossibilità di ricevere assistenza a km 0 spinge una marea umana verso gli ospedali. Le guardie mediche, che dovrebbero garantire continuità assistenziale, spesso restano chiuse perché non si trovano professionisti. Rizzo non ha dubbi: «I numeri non mentono. Il vecchio piano dell’Asp prevedeva un territorio coperto attraverso 123 postazioni di continuità assistenziale. E per ciascuna postazione 4 medici impegnati a turno. Sulla carta dovrebbero essere 492, ne abbiamo solo 171. Ne mancano 321. Con l’ultima delibera abbiamo 271 zone carenti, ma non è facile. Noi vorremmo reclutare personale ma non ne troviamo.».

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