La cicogna l’anno scorso ha fatto qualche tappa in più nelle case cosentine. Ma i numeri delle nascite a Cosenza continuano a rimanere bassi rispetto al passato. Di conseguenza, cala la popolazione. Un andamento demografico che tiene conto dei segni negativi fatti registrare nel resto d’Italia. Tasso di natalità sempre più giù. Attestato tra il 6 e il 7% (nella nostra città era già bassissimo nel 2000: 6,9%, nel resto del Paese al 9,13%) contro un tasso di mortalità che supera il 10%. Situazione che non è cambiata negli anni successivi: nel 2001, in Italia 9,05% e 6,76 nel capoluogo bruzio: nel 2002, 8,93% in Italia e 7,09 a Cosenza; nel 2003, rispettivamente 9,18% e 7,40%; nel 2004, 9,05 e 7,65; nel 2005, 8,89% in Italia e 6,93 in città; nel 2006, 8,72% e 6,78; nel 2007, 8,54 e 7,43; nel 2008 la percentuale delle nascite fu in Italia dell’8,36% e 6,75% a Cosenza, un altro piccolo arretramento, dunque; nel 2009, 8,18% contro il 7,54 locale; nel 2010, 8,01% e 7,30%; nel 2011, 9,18 e 7,70 e nel 2012, 9,2% contro 7,31%.
I dati più recenti pervenuti dall’Ufficio Anagrafe di piazza Mancini sono inequivocabili. Siamo lontani dalle oltre 500 nascite che hanno caratterizzato gli anni tra il 2011 e il 2018, sia pure tra alti e bassi. E lontanissimi dai quasi 800 nati (793 per l’esattezza) del 1992 o anche i 744 del 1993. Il numero delle culle è andato mano mano dimezzandosi. Facendo scendere il numero dei residenti, seguendo il trend nazionale, con una popolazione che è sempre più vecchia. Colpa dei cambiamenti della società, la crisi economica che fa paura alle giovani coppie, per ultima la pandemia che ha cambiato le abitudini di molti cosentini.
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