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Cosenza, drastico calo dei matrimoni nell’area urbana: meno coppie vanno all’altare

Non solo nascite al minimo storico, anche i matrimoni nella nostra città segnano il passo. Dopo la ripresa posto Covid, arrivano dall’Anagrafe di Palazzo dei Bruzi dati negativi. Resiste alle nostre latitudini il matrimonio in chiesa, rispetto al resto del Paese, per come certificato dall’Istat di recente. Soltanto nel 2020, il primo anno caratterizzato dalla pandemia, c’era stato un dato in controtendenza. Un deciso sorpasso: 51 unioni con il rito civile e soltanto 30 con il rito religioso. In un periodo nero per tutto il sistema del wedding anche nel capoluogo: soltanto 81 matrimoni. Un terzo di quelli che solitamente si celebrano per come vedremo scorrendo le statistiche dell’ufficio bruzio nel perimetro urbano. Le cause? Le stesse: mancanza di lavoro certo e difficoltà di natura economica che impediscono di fare il tanto atteso passo ingenerando paura e incertezza.
L’anno scorso si sono celebrati complessivamente 199 matrimoni di cui 152 in chiesa e 47 in Municipio. Tre in meno rispetto al 2021 che fece registrare dunque 202 unioni, 140 con il rito religioso e 62 con quello civile. Un’impennata, come detto, dopo l’anno buio del Covid. Scorrendo la tabella, nel 2019 troviamo 205 matrimoni, 134 con il rito religioso e 71 con il rito civile. In linea con le ultimissime annata. Ma con una netta diminuzione rispetto ai periodi precedenti quando si sono sempre superate le 250 unioni o comunque la forbice è stata tra i 230 e i i 270 matrimoni, sfiorando addirittura il tetto delle 300 cerimonie. Più precisamente: 251 matrimoni nel 2018 (170 con rito religioso e 81 con rito civile), 238 nel 2017 (167 religiosi, 71 civili), 295 (un record) nel 2016 (210 in chiesa e 85 al Comune), 269 nel 2015 (190 con rito religioso e 79 con rito civile).
E nel primo scorcio del 2023? Andamento lento: due soli matrimoni a gennaio e tre a febbraio (tutti con rito civile), quattro a marzo (3 in Municipio e uno in chiesa) e 7 ad aprile (3 con rito civile e 4 in chiesa). Un dato che segue la tendenza del 2020 e del 2021 (ma per i motivi già indicati, legati più che altro all’emergenza sanitaria): rispettivamente un matrimonio a gennaio (religioso), 5 a febbraio (2 religiosi, 3 civili, 2 a marzo (uno e uno) e aprile (rito civile) e poi 2 a gennaio (1 e 1), 3 a febbraio e marzo (tutti con rito civile) e altri 3 ad aprile (2 con rito religioso e 1 con rito civile).

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