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Troppi giovani senza occupazione. Così i talenti lasciano il Cosentino

Il tasso di emigrazione è al 2 per mille. Nel 2021 trasferite al Nord 13.801 persone: una su tre ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni

Palermo, Catania e Messina a top per il fenomeno dei "neet"

Il malessere fermenta nei cunicoli di questo grande territorio. Una grande area che la pandemia, prima, e la crisi economica, dopo, hanno reso ancora più fragile. Una provincia enorme scivolata in una stagnazione strutturale che non è più solo economica ma è, soprattutto, sociale. La sofferenza marca chiaramente la curva crepuscolare del Cosentino dove in questi ultimi anni, con la speranza, sono scomparsi anche i posti di lavoro. Il punto più acuto del declino sociale ed economico è rappresentato proprio dall’universo giovanile che ha sempre meno occasioni d’impiego. Non ci sono più regole di mercato, non c’è più mercato per gli under 30 (con un numero di occupati che è sceso sotto il 50% in tutti i settori produttivi). E anche i Neet (i ragazzi che non lavorano e non studiano) hanno raggiunto il 35%. Una picchiata che ha cancellato opportunità di sviluppo amplificando la rassegnazione dei tanti cervelli costretti alla fuga obbligata. Un esodo che li spinge verso il settentrione o l’estero (per fortuna, le prime stime del 2022 sono in calo). Persino il presidente Mattarella ha dedicato un passaggio del suo discorso del 2 giugno a chi è costretto a lasciare la propria terra per non rassegnarsi al sacrosanto diritto al lavoro: «Lavorare all’estero non dovrebbe rappresentare più per nessuno una scelta obbligata non priva di rischi e disagi. Bensì una opportunità, specialmente, per i giovani». Intollerabili diseguaglianze sociali che fanno della Calabria, in particolare, la regione italiana dove, secondo l’Istat nel suo rapporto migrazioni (con dati riferiti al 2021), si registra il più elevato tasso di partenze rispetto alla popolazione residente: 8 ogni mille abitanti. La maggior parte sono ragazzi. Molti diplomati, tanti i laureati.

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